Esperienze Aziendali

Lunedì 14 Novembre 2022

Siccità e calo produttivo: la resilienza di Oleificio Pelau

Monocultivar Ogliastrina in difficoltà a causa della crisi climatica. Aumentano i prezzi, cala la produzione, cultivar più resistenti per il futuro.

di Isabella Lanaro

Scheda tecnica

Situata a Ogliastra, nella Sardegna centro-orientale, l’oleificio Pelau si trova tra il Mar Tirreno e il Monte Gennargentu.


In questo angolo di paradiso nasce un olio extravergine di oliva non filtrato di monocultivar Ogliastrina, famoso per la notevole longevità che gli è valso, nel 2005, un riconoscimento in merito.


Abbiamo intervistato Giulia Mura – titolare dell’azienda – per scoprire le peculiarità e l'identità di Oleificio Pelau


In che misura gli effetti nefasti delle alte temperature e della siccità hanno impattato sulla produzione della vostra azienda?


La siccità sta abbassando la produzione nonostante il nostro costante impegno per irrigare le piante con acqua desalinizzata. Purtroppo l’olivo, in condizioni difficili come quelle di quest’anno, per salvarsi rinuncia al frutto. Ogliastra è un territorio caratterizzato dalla presenza di olivi centenari e le nostre piante sono posizionate in collina, rendendo difficoltoso l’arrivo dell’acqua.


Secondo Lei le conseguenze negative dei mesi estivi potrebbero in parte essere compensate dalle condizioni meno sfavorevoli dei mesi autunnali?


Assolutamente no. Anche se arrivasse la pioggia, come di fatto sta accadendo ora, la pianta è ormai già sviluppata. L’unico beneficio che ricaviamo dalle piogge attuali è che le olive si gonfiano perdendo la secchezza che avevano in precedenza, ma ormai purtroppo il danno è fatto. Il nostro territorio è in carenza di olive da 3 anni in quanto la nostra varietà Ogliastrina non regge più l’aridità degli ultimi tempi. Questo ci ha spinti a piantare altre cultivar che con l’aiuto dell’irrigazione resistono facilmente a questo clima. La nostra azienda riesce a sperimentare tecniche di coltivazione avanzate grazie alle collaborazioni con le università, ma non è da tutti avere queste conoscenze.


Secondo le prime stime, in Italia si prevede una produzione di quasi un 20% in meno rispetto alla stagione precedente. Lei si ritrova in questi numeri?


Si, sono numeri che ci rispecchiano. Noi nello specifico percepiamo questo calo ancora di più in quanto siamo una piccola realtà. 


Oltre all’emergenza climatica, ci troviamo di fronte all'aumento dei costi energetici e all'incremento di carta e vetro, essenziali per gli imballaggi. Come state affrontando questa situazione in azienda?


Per quanto riguarda l’azienda stiamo per dotarci di pannelli fotovoltaici e abbiamo intenzione di beneficiare dei contributi rivolti al comparto agricolo. Inoltre prevediamo di aumentare i prezzi. La nostra azienda si rivolge a mercati esteri come Francia e Germania dove i consumatori sono disposti a pagare di più per un prodotto di qualità.


Secondo Lei gli aumenti dei prezzi dell'energia, della logistica e delle materie prime ricadranno sulle spalle dei consumatori o ci sono strumenti per evitare questa prospettiva?


Secondo la mia opinione se non cambia qualcosa a livello governativo l’aumento dei costi ricadrà sui clienti. Questo è un pericolo: rischiamo che i consumatori si orientino verso oli da supermercato economici, come quelli esteri. Questo fenomeno va contrastato con campagne di formazione rivolte al consumatore per raccontare i nostri prodotti di qualità.