Salute e Ambiente

Salute e Ambiente

Giovedì 5 Dicembre 2024

Rivoluzione biopesticidi naturali: gli scarti dei frantoi diventano un'arma contro la Xylella

Un progetto italiano di economia circolare utilizza i residui dei frantoi per combattere fitopatogeni devastanti con vantaggi economici, ambientali e qualitativi.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

L’Italia, patria dell’olio extravergine d’oliva, si conferma al centro di un’importante innovazione scientifica. Due studi internazionali, coordinati dall’Università La Sapienza di Roma e pubblicati su “Plant Stress” e “Plant Physiology and Biochemistry”, hanno trasformato i residui della produzione di olio d’oliva, spesso considerati un problema ambientale, in risorse preziose per la protezione delle colture. L’obiettivo? Creare fitovaccini e biopesticidi ecologici per combattere patogeni come la devastante Xylella fastidiosa.

“Gli estratti ottenuti dai residui di frantoi - spiega Vincenzo Lionetti, coordinatore del progetto e ricercatore presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin della Sapienza - attivano il sistema immunitario delle piante, stimolando meccanismi di difesa innati e potenziando la loro capacità di resistere alle infezioni”.
Questa scoperta rappresenta un passo significativo per il settore olivicolo e agricolo più in generale, offrendo un’alternativa concreta e sostenibile alle pratiche tradizionali di difesa delle piante, spesso basate sull’uso di pesticidi chimici con un elevato impatto sull’ambiente e sulla salute.

La crescente domanda mondiale di olio d’oliva ha portato con sé una questione critica: lo smaltimento dei residui agroalimentari, come la sansa. Questi sottoprodotti, pur derivati da alimenti, contengono alti livelli di tannini e composti fenolici, elementi che, se non gestiti correttamente, danneggiano il suolo e impoveriscono la biodiversità microbica. Gli scarti generati dai frantoi, infatti, non sono semplicemente un residuo della lavorazione: il loro accumulo incontrollato può trasformarsi in un fattore di rischio per l’ambiente. Il danno non si limita alla contaminazione del suolo, ma coinvolge anche le acque e l’equilibrio dei microorganismi, fondamentali per la salute delle colture.

Lionetti e il suo gruppo hanno adottato un approccio innovativo di chimica verde per trasformare questi scarti in agenti naturali capaci di proteggere le piante. Il progetto, realizzato in collaborazione con il CNR di Bari, le aziende Agrolio e Bioenutra, università spagnole e danesi, rappresenta un passo concreto verso un modello di economia circolare.

I risultati del progetto sono notevoli. Gli estratti naturali ottenuti dai residui si comportano come veri e propri "vaccini" per le piante, attivando i loro meccanismi immunitari innati. “Questi composti bioattivi - evidenzia Lionetti - offrono un’alternativa ecologica ai pesticidi chimici, riducendo così l’impatto ambientale delle soluzioni sintetiche”.

Le proprietà antimicrobiche dei nuovi biopesticidi si sono dimostrate particolarmente efficaci contro patogeni come Pseudomonas syringae e Botrytis cinerea, oltre alla già citata Xylella fastidiosa, responsabile della distruzione di migliaia di ulivi in Puglia.
Questi microrganismi, se non adeguatamente contrastati, possono causare gravi sintomi, tra cui marciumi e appassimenti, fino alla morte delle piante colpite. Le conseguenze economiche e ambientali sono enormi, colpendo sia i produttori che i consumatori finali. I nuovi biopesticidi, al contrario, rappresentano un’opportunità per prevenire tali danni in modo sostenibile, promuovendo un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente.

L’utilizzo dei residui di frantoi per sviluppare fitovaccini e biopesticidi non solo affronta un problema ambientale, ma offre nuove prospettive per un’agricoltura sostenibile. “Questa innovazione - afferma Lionetti - crea opportunità per trasformare i sottoprodotti agroalimentari in strumenti preziosi per la gestione integrata dei parassiti”.

Questo approccio si inserisce in una visione più ampia che mira a rivoluzionare l’intera filiera agroalimentare, integrando la sostenibilità in ogni fase del ciclo produttivo. Oltre a proteggere le colture, i fitovaccini possono migliorare la qualità del prodotto finale, rafforzando la resilienza delle piante alle condizioni avverse e riducendo la dipendenza da input chimici esterni.
Il progetto si inserisce in una strategia più ampia di economia circolare, sostenuta dall’ecosistema Rome Technopole e finanziata da MUR e MEF, con l’obiettivo di integrare pratiche agricole rispettose della natura.

I benefici economici derivano anche dalla possibilità di valorizzare residui che, fino ad oggi, rappresentavano un costo per i produttori. I frantoi, infatti, non solo ridurranno le spese di smaltimento, ma potranno contribuire attivamente alla creazione di valore aggiunto attraverso la commercializzazione di prodotti derivati.
Allo stesso tempo, le comunità agricole possono beneficiare di un modello produttivo che favorisce la biodiversità e la salute del suolo, elementi fondamentali per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’agricoltura.

In un’epoca in cui le sfide climatiche ed ecologiche mettono sotto pressione l’agricoltura globale, progetti come quello della Sapienza dimostrano che la sostenibilità è un obiettivo raggiungibile grazie alla ricerca e all’innovazione. La trasformazione degli scarti dell’olio d’oliva in fitovaccini e biopesticidi non è solo una conquista scientifica, ma un esempio concreto di come l’economia circolare possa ridefinire il futuro del settore olivicolo e agro-industriale.