Agricola Cavazza è un’azienda centenaria la cui origine risale ai primi del ‘900, quando il Duca Gaetano de Ferrari di Genova decise di acquistare dai Conti Lechi di Brescia l’Isola del Garda. La proprietà contava all’epoca molti territori
della Valtenesi, tra Portese, Manerba, Moniga e San Felice, per circa 300 ettari di proprietà.
L’azienda è a conduzione familiare da oltre un secolo e oggi si estende per circa 100 ettari, tra seminativi, vigneti, bosco all’interno della Riserva Naturale e Lacuale della Rocca di Manerba, e olivi per circa 15 ettari. La produzione è prevalentemente concentrata sull’olio DOP del Garda e sui cereali.
L’azienda vanta anche un agriturismo, La Filanda, all’interno di un antico borgo, in prossimità della Riserva Naturale, organizzato per accogliere famiglie, con ampi e silenziosi spazi dai quali è possibile apprezzare l’oliveto.
Roberto Denti, amministratore de La Filanda, ci racconta le origini e le evoluzioni dell’azienda.
“Lungo il corso degli anni le proprietà si sono suddivise in famiglia e a noi è rimasto il cuore centrale dell’azienda agricola che abbiamo sfruttato al massimo delle potenzialità, creando un agriturismo che abbiamo chiamato La Filanda.
Attualmente, abbiamo 11 ettari di oliveto, parte dei quali si trova in una riserva naturale, e produciamo all’incirca 4000 litri di olio extravergine di oliva.
L’azienda è a conduzione familiare e insieme curiamo tutti gli aspetti produttivi, dalla potatura alla gestione degli olivi. Ci affidiamo ad un aiuto esterno solo durante il periodo di raccolta che è meccanizzata e avviene ad ottobre.
Dopo la raccolta, portiamo le olive al frantoio della cooperativa di San Felice, di cui sono consigliere.
Ogni anno ci impegniamo per aumentare la qualità del frantoio attraverso investimenti che ci sono possibili solo facendo parte di una cooperativa; in autonomia non riusciremmo ad affrontare questo tipo di spesa.
Inoltre, c’è un legame di fiducia che mi dà la garanzia che le mie olive vengano lavorate senza contaminazione.
Durante gli ultimi 5 anni abbiamo avuto un’alternanza di produzione marcata: si sono susseguiti anni da record e anni in cui abbiamo prodotto molto poco. Per questo motivo è per noi complesso calcolare le rese in modo costante.
Per la raccolta 2022 avevamo grandi aspettative perché l’anno precedente erano stati fatti pochi interventi sulle piante: la produzione pur non essendo stata da record, ha comunque confermato le nostre previsioni.
Da un punto di vista agronomico l’olivo sta diventando una pianta complicata da coltivare e curare, con problemi come la mosca dell’olivo e la cimice asiatica. Per questo motivo al momento abbiamo preso la decisione di non vendere in grandi quantità all’estero;
l’anno scorso abbiamo esportato in America ed in Germania, ma l’olio del Garda ha un prezzo elevato rispetto alla media italiana e, soprattutto durante questa situazione inflazionistica, è complesso far quadrare i conti”.