Esperienze Aziendali

Lunedì 16 Gennaio 2023

Agricola Piano: un percorso di riscoperta, tra opportunità e sfide

Raffaele Piano racconta il suo complesso rapporto con il mondo dell’olivicoltura, dal rifiuto alla riscoperta della tradizione dell’olio extravergine di qualità.

di Isabella Lanaro

Scheda tecnica

Agricola Piano è situata ad Apricena (provincia di Foggia), nella zona settentrionale della Puglia e produce olio extravergine di oliva di qualità, oltre a grano, farine e pasta. L’azienda è molto attenta ai valori nutrizionali dei suoi prodotti che raggiungono standard qualitativi elevati grazie all’agricoltura sinergica, quantistica e una lavorazione attenta.

Abbiamo voluto intervistare Raffaele Piano, il titolare, per raccontare la sua esperienza positiva ma anche travagliata con il mondo dell’olio.

Ci racconti di più della storia della sua azienda: quali sono gli elementi che vi caratterizzano e vi distinguono dai competitor? 

La storia della mia azienda è complicata nella sua semplicità. Sono il primo e unico figlio maschio di una famiglia di agricoltori e mio papà ha sempre desiderato che io continuassi l’attività di famiglia. Non mi era mai dispiaciuto questo mestiere, quello che non accettavo (e tutt’ora non accetto) è la scarsa resa economica che caratterizza il settore olivicolo, spesso dettata dai bassi prezzi che la GDO impone. Questo ha fatto sì che mi indirizzassi verso un’altra professione: per 27 anni ho lavorato nel settore sviluppo e vendite della GDO. Nel 2005, però, mio padre viene a mancare e mi sono quindi ritrovato a prendere in gestione i terreni di famiglia. Fin da subito notai che, per quanto ricco di soddisfazioni, l’olivicoltura non era una attività redditizia. Infatti, dopo qualche anno in perdita ci fu un’annata molto produttiva che fece abbassare enormemente i prezzi delle olive. Lì decisi che avrei venduto i terreni. Ma dopo una lunga riflessione, ricordando quanto mio padre tenesse all’azienda, presi una decisione diversa: l’azienda avrebbe dovuto orientarsi verso la filiera corta e il prodotto avrebbe dovuto essere d’eccellenza. Allora non ero un agricoltore perciò iniziai a formarmi per aumentare la qualità dei miei prodotti e nel frattempo rivoluzionai l’azienda. Oggi i miei oli ottengono svariati premi e sono riconosciuti per la loro eccellenza.
A differenza dei nostri competitors che puntano solo al profitto e all’attuazione di strategie di marketing, noi affianchiamo a queste un prodotto valido.

Utilizzate un frantoio di proprietà oppure di terzi? 

Utilizziamo un frantoio di terzi. Per i nostri attuali volumi e per la poca maturità del mercato dell’olio riteniamo che un frantoio di proprietà non sia un valido investimento. Al contrario del grano, dove vediamo opportunità più concrete grazie ai consumatori più attenti ed esperti.

Perché ritiene che il mercato dell’olio non sia maturo?

Quando si parla di olio il consumatore è totalmente impreparato. Mi capita di assistere ad apprezzamenti nei confronti di oli avvinati o oli vergine fatti passare per extravergine. I consumatori richiedono un olio che non pizzica, ma questo significherebbe produrre un olio di bassa qualità. Queste premesse penalizzano me e tutti i produttori che si impegnano per creare un prodotto buono. In questo settore vince chi decontestualizza, ovvero focalizza la propria strategia su packaging accattivanti.

Per questa campagna erano previsti forti cali produttivi. Quali sono le considerazioni sinora sulle rese e la qualità del suo raccolto?

Che ci sia stata una minor produzione lo dicono i dati. Ma c’è stato anche un peggioramento della qualità e del rapporto nocciolo-polpa a causa di scarsa pioggia e temperature alte. Noi siamo riusciti a proteggerci con l’irrigazione, ma molti no. Inoltre il caldo prolungato ha favorito la proliferazione delle mosche olearie abbassando la produzione. Anche i polifenoli sono calati drasticamente e noi lo abbiamo notato nella Peranzana e nella Coratina.
Queste problematiche saranno sempre più frequenti e per queste ragioni stiamo considerando di abbandonare in parte il biologico in quanto non è più sostenibile. La soluzione migliore al momento potrebbe essere l’agricoltura integrata: alternare biologico e tradizionale a seconda delle esigenze.