L’Azienda Agricola I Nonni di Matteo nasce nel 2019 a Ruvo di Puglia, un paese che sorge a 15 chilometri dal mare a ridosso di un paesaggio collinare.
Abbiamo voluto intervistare la titolare, Annamaria Sabato, per comprendere cosa significa lasciare il proprio lavoro per iniziare a produrre olio.
La mia è un’azienda giovane nata nel 2019. Inizialmente vivevo a Matera, in Basilicata, e dopo essermi laureata in marketing avevo iniziato a lavorare nel settore finanziario. Vicende personali mi hanno portato a trasferirmi in Puglia, dove ho potuto
assaggiare per la prima volta il vero olio pugliese. Da quel momento nasce la mia passione: divento assaggiatrice ed imparo conoscere il mondo delle olive e dell’olio. Mio marito aveva già qualche appezzamento e mi propose di comprare un piccolo oliveto.
È qui che inizio la mia produzione: l’olio che volevo creare doveva essere come lo avevo in mente io, ovvero come quello che avevo assaggiato dagli esperti produttori pugliesi. Il mio è un olio creato con dedizione e che non è possibile trovare al
supermercato. Non ho mai inseguito la quantità, ma la realizzazione di un prodotto pregiato ispirandosi ai grandi maestri pugliesi.
Il nome dell’azienda è un tributo ai miei genitori, che erano degli agricoltori; Matteo è mio figlio: “Azienda Agricola I Nonni di Matteo” è un modo per onorare il loro lavoro. Per l’olio invece ho creato il brand “Ujazz”. Gli jazzi erano dei particolari recinti in pietra tipici dell’Alta Murgia usati come ricovero per le pecore durante la transumanza.
Ho scelto questo riferimento perché mi piace pensare che anche io custodisco e proteggo gli ulivi come facevano i pastori con le pecore.
Per questa campagna erano previsti forti cali produttivi. Quali sono le sue considerazioni sulle rese e la qualità del raccolto?
Quest’anno ho indubbiamente prodotto meno olio. Ero pronta a non produrre la mia linea di maggiore qualità qualora le olive non fossero state all’altezza, ma fortunatamente uno dei terreni è stato in grado di darmi un buon prodotto. Non è stato semplice
e ho dovuto anticipare la raccolta per evitare gli attacchi della mosca. L’ideale per proteggersi sarebbe fare dei trattamenti periodici, ma non rispecchierebbe i miei ideali.
Sul fronte della comunicazione abbiamo ancora molto da lavorare. In questi anni mi sono impegnata a creare un prodotto di qualità e ho trascurato questo aspetto. Non ho investito nella comunicazione anche perché fino ad ora sono sempre riuscita a vendere
tutto il mio olio. Ma da adesso mi attiverò per lavorarci su: da poco è attivo il nostro sito web e in parte riesco a seguire i social.
Si riscontra ancora una scarsa cultura dell’utenza nei confronti del prodotto olio EVO; è una caratteristica che rilevate nei vostri clienti?
Sicuramente la maggior parte dei consumatori si focalizza sul prezzo, ma io non mi rivolgo a quel tipo di clientela. I clienti che mi contattano fanno parte di quella fascia di consumatori informati e consapevoli. Chi assaggia il mio olio nei ristoranti
arriva da me sapendo di trovare un olio diverso dagli altri, ed è disposto a pagare un prezzo adeguato.