Nata nel 1952, Colle degli Ulivi si trova a Diano Marina, in provincia di Imperia, territorio che il fondatore dell’azienda, Pietro Capra, ha da sempre considerato come la sua America, ricca di promettenti possibilità
Con l’aiuto di Claudia Capra, imprenditrice agricola, abbiamo approfondito l’importanza che il territorio ligure possiede all’interno della filosofia aziendale.
Colle degli Ulivi è situata nella Riviera Ligure di Ponente e gli uliveti sono costantemente esposti alla luce del sole. Questa localizzazione è stata scelta consapevolmente dal fondatore che, nel 1952, si trasferì dal Piemonte alla Liguria, creando un’azienda
in un luogo che godesse del sole tipico del clima marittimo e della protezione dei monti del Golfo di Diano.
La vostra localizzazione è un aspetto certamente identitario. Come incide questa peculiarità sull’apprezzamento del vostro prodotto sul mercato?
“La nostra è una vendita principalmente circoscritta alla clientela turistica locale poiché non possediamo i numeri necessari per affrontare esportazioni massive.
Tuttavia, la qualità e il limite numerico della nostra produzione ci permettono di posizionarci in modo tale da suscitare quel forte interesse che si riserva ai prodotti artigianali.
Per lo stesso motivo riusciamo a vendere anche oltre confine, soprattutto in Nord Europa, dove i clienti ricercano prodotti artigianali che localmente non trovano, e sono disposti a riconoscere a tali prodotti il prezzo che meritano”.
In cosa la vostra azienda rappresenta il compimento di un sogno, di cui ha sempre parlato il vostro fondatore?
“La nostra è una piccola azienda tradizionale a conduzione familiare che si tramanda da tre generazioni.
Da questo punto di partenza, negli anni, ci siamo evoluti ampliando il nostro commercio con un negozio nel centro di Diano e uno shop online che ci permette di ottimizzare e valorizzare i nostri prodotti a km 0.
Inoltre, valorizziamo la nostra produzione, che si estende su 70.000 mq di terra, tramite una lavorazione diretta dall’origine fino al termine: dai campi alla tavola.
Ogni prodotto porta con sé un pezzo di storia della nostra famiglia e rispecchia il nostro vivere quotidiano. In questo consiste la realizzazione del sogno che ha ispirato il fondatore dell’azienda”.
Come può un’azienda di piccole dimensioni come la vostra sostenere i cali produttivi che si sono manifestati nella campagna 2022, e una situazione inflazionistica come quella che stiamo vivendo?
“Prendiamo atto delle problematiche che derivano dal surriscaldamento globale, anche perché la nostra punta di diamante è la varietà Taggiasca, che è una cultivar che deve rimanere più tempo sulla pianta e questo comporta più rischi produttivi.
La raccolta 2022 ci ha dato comunque ottimi risultati da un punto di vista qualitativo, non altrettanti, come è comprensibile, da un punto di vista quantitativo; motivo per il quale la produzione ne è risultata ridotta. Sul fronte dei costi abbiamo adottato
una politica di contenimento per far fronte al rincaro prezzi; tra l’altro, abbiamo installato pannelli solari in alcuni impianti e procediamo a nuovi investimenti con cautela”.