Esperienze Aziendali

Lunedì 18 Luglio 2022

Frantoio Cecci: un percorso oleoturistico per raccontare modernità e tradizione

Dal frantoio tecnologico a ciclo continuo alle antiche macine dell’800: il Frantoio Cecci e il suo impegno nella formazione degli oleoturisti.

di Isabella Lanaro

Scheda tecnica

Nel 1996 Adelmo Cecci acquistò un casale risalente ai primi dell’Ottocento a Monterubiaglio, un piccolo borgo medievale nei pressi di Orvieto dominato da un importante castello. Qui, nella struttura che inizialmente era concepita come fattoria del castello ma che da sempre è stata adibita alla produzione di olio, nasce il Frantoio Cecci.

In questo antico casale, il tempo sembra essersi fermato: sono state infatti rinvenute delle vecchie macine in pietra di basalto (anno 1854), oggi sono riposte di fronte al frantoio come a voler ricordare che qui la tradizione è un valore forte che si protrae nel tempo.
Oggi il Frantoio Cecci valorizza il territorio coltivando varietà autoctone per esaltare le caratteristiche distintive di questa zona unica e la qualità delle sue materie prime.

L’oleoturismo per Frantoio Cecci è un modo per far conoscere la propria storia formando al tempo stesso l’ospite. Abbiamo quindi deciso di scoprire il suo concetto di offerta oleoturistica intervistando il titolare Maurizio Cecci.

Che esperienze offre la tua azienda? Quali sono gli elementi peculiari che vi rendono attrattivi?

Ciò che ci contraddistingue è la tradizione: è il centro della nostra produzione ed è da lì che iniziamo a raccontarci per far comprendere quello che siamo oggi.
Nel nostro frantoio antico abbiamo deciso di mantenere un tipo di produzione tradizionale soprattutto per incentivare l’oleoturismo, ma anche per ricordare le origini del nostro territorio facendo in modo che abbia anche uno scopo formativo.

Teniamo in funzione le macine antiche per tre settimane all’anno in modo che l’oleoturista possa osservare da vicino questa tecnica di produzione. Per motivi di gestione non possiamo interrompere il processo perciò in questo periodo, che va da fine ottobre a metà novembre, concentriamo la maggior parte delle visite.
Il frantoio vero e proprio si trova però a 3km dalla sede. Infatti per il 99% della produzione ci affidiamo a moderni impianti a ciclo continuo.
Le nostre visite generalmente partono dal frantoio moderno per poi terminare nel frantoio storico dove organizziamo degustazioni, pranzi e cene su prenotazione.

Qual è il profilo tipo dell’oleoturista che ricerca l’esperienza in frantoio? 

I tipi di oleoturista che visitano la nostra azienda sono molto variegati; sono soprattutto coppie o gruppi di persone provenienti soprattutto dal nord Italia.
Ora come ora ci troviamo in un periodo di ripartenza dove il turismo non è ancora molto stabile. Il 70% dei visitatori sono ancora italiani, ma ora sembra ci sia un graduale aumento della presenza di stranieri.

In quali modi è possibile prenotare l’esperienza presso la vostra azienda?
 
Le nostre esperienze sono prenotabili solo tramite contatto diretto: tramite il form nel sito, mail o chiamata. Sponsorizziamo le nostre proposte anche sui social.

Dopo l’esperienza i visitatori acquistano olio? Qual è la spesa media?

Si, nel 90% dei casi comprano olio presso la nostra azienda e la spesa media si aggira sugli 80/100 euro.

Secondo Lei, in quali ambiti è necessario investire per implementare l’oleoturismo?

Per far crescere l’oleoturismo ci sarebbe molto su cui lavorare ma credo che ci troviamo già sulla strada giusta. Con l’aumento dei corsi di formazione per il personale della ristorazione è aumentata la consapevolezza di questo prodotto.
A mio parere sarebbero comunque necessari più investimenti nella formazione ai consumatori per far comprendere la distinzione tra oli extravergine di alta e bassa qualità, anche raccontando come avviene la produzione.