Qual è stata la genesi e dove poggiano le radici da cui è nato il Consorzio Turismo dell’Olio EVO?
Il Consorzio nasce da anni di confronti con diverse professionisti che operano nel settore dell'olio, ne hanno esplorato i limiti e le opportunità inespresse e anche un certo sguardo autoreferenziale. Questa realtà nasce anche dalla consapevolezza che
le aziende olivicole dovrebbero trovare il coraggio di diventare multifunzionali, aprire le proprie porte al miglioramento della cultura di prodotto per differenziarsi, raccontare anche il ruolo di custodi del territorio e dell'ambiente, trasferire
l'entusiasmo per un prodotto davvero fuori dal comune.
Quali sono le peculiarità che differenziano e caratterizzano il Consorzio?
Abbiamo scelto fin dall'inizio di puntare l'attenzione sul fornire ai produttori strumenti per evolversi e migliorare la consapevolezza delle potenzialità dei differenti areali, in una visione armonica con l'ambiente e valorizzando la qualità e l'eccellenza
che rimangono il nostro punto di partenza.
Questa prerogativa è evidenziata dalla volontà di puntare su produzioni certificate e valorizzare piccole varietà che costituiscono il nostro patrimonio di biodiversità sia in campo che a tavola, perché più aromi e più gusti significano più possibilità
di giocare nel piatto.
Il nostro Comitato Tecnico Scientifico è espressione del fatto che non ci sentiamo arrivati, il percorso è in costante evoluzione e per questo abbiamo scelto delle personalità in grado di ispirarci.
Mettiamoci nei panni di un produttore olivicolo. Per quali motivi dovrei consorziarmi con voi?
I nostri consorziati sono produttori che vogliono migliorarsi, mettersi in gioco, ampliare il proprio business e per questo accettano di aggiornarsi, entrare in reti territoriali, sperimentare nuove prospettive di valorizzazione del prodotto. Quello che
facciamo per i produttori è proprio questo: formarli, consigliarli, lavorare sull'emersione partecipata dei bisogni, creare reti tra filiere agroalimentari identitarie dei diversi territori e reti tra soggetti pubblici e privati, formiamo i soggetti
del turismo perché nessuno deve poter parlare con superficialità di olio, l'extravergine è molto cambiato negli ultimi 15 anni e merita di essere compreso e raccontato con autorevolezza e in maniera accessibile.
Il vostro impegno riguarda diversi aspetti: accoglienza, formazione, cultura, promozione, comunicazione, divulgazione. Come si concretizzano in attività sul territorio?
Le attività che stiamo costruendo sono in costante evoluzione. Abbiamo iniziato su più fronti, in modo da intercettare le domande e le esigenze che provengono dai diversi settori ed attori territoriali.
La prima cosa da considerare è che purtroppo i decreti attuativi sono stati firmati alla fine di gennaio e quindi le normative regionali sono ancora in fase di definizione. Questa è la cosa che ha rallentato il porre in essere di molte fasi della
formazione, anche se diversi aspetti li stiamo sviluppando. Ad esempio il format per l’accoglienza in azienda, la creazione di itinerari dove l’esperienza degustativa si interseca con i percorsi storico-artistici, oppure la creazione di momenti in
uliveto in spazi aziendali idonei.
Stiamo lavorando con tour operator, anche stranieri, per la creazione di pacchetti dove il fulcro è l’azienda oleoturistica, ma anche i beni di interesse storico, naturalistico e artistico attorno ad essa. Per la promozione saremo presenti alle
maggiori fiere turistiche, sia per presentare i nostri prodotti, ma anche per portare la nostra idea di managerialità del comparto turistico.
Abbiamo creato, attraverso partnership con realtà consolidate, dei percorsi per ristoratori, dove l’extravergine di qualità diventi un investimento e per le guide naturalistiche, creando l’albo di una nuova figura turistica: la guida oleoturistica. Stiamo
portando avanti una divulgazione diretta attraverso i nostri canali social, ma confidiamo di iniziare ben presto un’azione di presenze sui territori italiani vocati o meno all’olivicoltura. Inoltre il Consorzio è capofila di un progetto europeo presentato
di recente, per la creazione di percorsi oleoturistici sostenibili che partono dal Portogallo, per passare dalla Spagna, attraversando il nostro paese, arriveranno in Croazia per poi terminare in Grecia.
“Conta l’etichetta ma anche l’etica”, ci parli della vostra Carta dei Valori.
Abbiamo fortemente voluto una carta valori, perché vogliamo sempre riferirci ad essi e su di essi si poggiano le nostre azioni. L’etichetta è la cosa che definisce i nostri prodotti, ma è un dato esterno, oggettivo, l’etica fa parte di noi, proviene dall’interno
dei produttori, dalla lealtà, dalla fiducia, dal rispetto per la vita, sia essa umana che vegetale o animale. Per questo anche il paesaggio, l’origine del nostro prodotto e dove si svolge principalmente l’esperienza, è tra le cose che l’olivicoltore
custodisce.
Abbiamo ulivi che hanno visto accadere cose che studiamo sui libri di storia, sono un museo a cielo aperto e custodiscono la biodiversità italiana, valore che il mondo intero ci invidia in quanto non ha eguali. E la cura oggi si chiama sostenibilità,
una scelta a cui il Consorzio tiene in modo tenace. Una delle maggiori esperte italiane sul tema, Ada Rosa Balzan, è tra i membri del nostro Comitato Tecnico Scientifico e con lei stiamo costruendo un percorso di tutela e conservazione del patrimonio
alle generazioni future.
Vi relazionate con ristoratori, enti ed istituzioni pubbliche, scuole, operatori turistici, aziende private. Quali sono le leve che vi permettono di far convergere i diversi interessi in gioco?
L’extravergine è un prodotto presente nella vita di ogni essere umano, in forme e usi diversi e diversificati e naturalmente interseca mondi in cui le vite sono operose. Ognuno, secondo le proprie peculiarità, può essere ambasciatore dell’extravergine
di qualità, creare cultura di prodotto: chi narrandolo in un piatto, chi acquisendo conoscenza per trasmetterla ai turisti e chi può far immergere le persone nella produzione e negli aspetti degustativi anche con esperienze nell’uliveto. Le
cose che si possono fare sono innumerevoli, noi cerchiamo di portare le aziende ad essere pivot di un ecosistema territoriale virtuoso, dove ogni singolo ente e/o struttura e realtà porta valore. Senza dimenticare che l’extravergine è un prodotto
INCLUSIVO e non ESCLUSIVO: tutti debbono poter emozionarsi entrando in questo mondo, trasformare poi queste emozioni in sentimenti e fidelizzarsi all’extravergine di qualità.