Salute e Ambiente

Lunedì 2 Maggio 2022

Allarme olivicoltori: 4 emergenze globali

In un recente sondaggio, i produttori indicano difficoltà sempre maggiori a causa della pandemia, della carenza di manodopera, dell'instabilità del mercato e della mancanza di comprensione dei loro prodotti da parte dei consumatori.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Un recente sondaggio di Olive Oil Times, a cui hanno preso parte 4.253 produttori di olio d'oliva di 36 Paesi, ha voluto sondare e analizzare sfide e difficoltà della stagione di raccolta 2021/22.

Nell'articolo dal titolo “Sondaggio olivicoltori: la prima minaccia è il riscaldamento globale” abbiamo focalizzato la nostra attenzione su quella che è stata identificata dai produttori come la maggior minaccia a lungo termine per l’olivicoltura mondiale.

In questo articolo andremo ad esaminare 4 fattori ulteriori che stanno influenzato negativamente il mercato e le rese del settore.

1 - Crisi Covid-19
Gli effetti immediati e a catena della crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 hanno avuto molteplici effetti sul lavoro dei produttori.

"Covid-19 ha avuto diversi impatti sul nostro settore: carenza di manodopera, aumento delle spese (spedizione, tasse di esportazione, prezzi dei fertilizzanti), tutto sta andando alle stelle", ha dichiarato Demosthenis Chronis, proprietario di Olea Estates a Sparta, in Grecia.

A parte i devastanti costi umanitari della pandemia, i produttori hanno evidenziato che la flessione degli ordini da parte di ristoranti, alberghi e altri clienti Horeca li ha colpiti duramente.

Il sondaggio ha messo in rilievo la percezione dei produttori rispetto alle conseguenze causate dalla pandemia. La maggioranza degli intervistati (54%) ha indicato la chiusura del settore Horeca come la principale problematica dovuta all’emergenza sanitaria.
Seguono a breve distanza, le difficoltà legate alle spedizioni e alla logistica che sono state indicate dal 53% del campione.
Il 39% ha messo in risalto le difficoltà riscontrate nell’approvvigionamento di forniture ed il 38% fatica a trovare manodopera sufficiente.


2 - Carenza di manodopera
Per definizione la raccolta tradizionale delle olive è un lavoro ad alta intensità. I braccianti, spesso migranti, nella campagna 2021/22 erano ancora meno disponibili rispetto agli anni passati.

Per altri produttori, il nocciolo del problema non riguarda la manodopera ma la logistica, indispensabile per ricevere le forniture necessarie e garantire le spedizioni dei prodotti finiti. "La logistica è il problema più grave", ha riferito George Colletti della Fratelli Colletti. "Sono trascorse sei settimane e stiamo ancora aspettando che il nostro container sia disponibile".

3 - Instabilità del mercato e sfide sistemiche
Tra le problematiche che i produttori hanno indicato nel sondaggio, sono emerse anche quelle legate all’instabilità del mercato, alle azioni di governo e alla mancanza di collaborazione tra i piccoli produttori che si trovano sempre più vulnerabili in un mercato in rapido cambiamento.

"In Italia, gran parte della produzione di olio d'oliva è nelle mani di molte piccole aziende agricole che fanno prodotti di alta qualità", ha affermato Andrea Maffei, che gestisce l'Agriturismo Loggia del Centone a Matraia (provincia di Lucca). Senza una politica di aggregazione a lungo termine, non ci sarà spazio per l'innovazione e la produzione di olio si ridurrà rapidamente in molte regioni.

"Le alte tasse doganali sono un grande ostacolo per i produttori di olive turche che vogliono esportare il loro olio d'oliva di alta qualità nei paesi dell'Unione europea", ha dichiarato Can Aytekin, proprietario di Canemre Olive and Olive Oil Company in Turchia.

Anche Raouf Ellouze, proprietario della Huilerie Raouf Ellouze in Tunisia, si lamenta dei dazi UE: "Le normative di esportazione dovrebbero cambiare tra l'Europa ed il nostro Paese. Dovrebbero aprire il loro mercato al nostro olio".

4 - Confusione dei consumatori
Tra le molteplici difficoltà che i produttori hanno messo in luce attraverso le risposte al sondaggio di Olive Oil Times, c'è anche la mancanza di conoscenza e comprensione del pubblico della qualità e del valore dell'olio di oliva.  Un elemento chiave per il futuro del settore, secondo gli olivicoltori.

Ad abbassare il livello di comprensione, cultura e conoscenza dei consumatori, contribuiscono imbottigliatori di scarsa qualità e grandi retailer che vendono olio d’oliva a prezzi inferiori al costo di produzione.

"Abbiamo bisogno di un maggiore riconoscimento dei prodotti di qualità - con bassa acidità e alti polifenoli – dei prodotti biologici e dei marchi di qualità come DOP e IGP", ha sottolineato Cristoforo Bacchi, proprietario di Bacchi Azienda Olearia siciliana.

Michelakis Nikos della Kolympari SA Michelakis ha posto l’accento sull’inflazione che sta avendo un rilevante impatto sulle scelte dei consumatori: "Per il consumatore ogni giorno si riduce il potere d'acquisto. Di conseguenza, ci si rivolge a prodotti più industrializzati e a basso costo e si tralasciano i prodotti naturali di alta qualità che sono molto importanti per la nostra salute."

Il produttore tunisino Ahmed Hamza è dello stesso avviso: "Dobbiamo innovare ed educare con l’obiettivo di implementare metodi di coltivazione sostenibili e di alta qualità e diffondere questi comportamenti e pratiche virtuose tra agricoltori, esportatori e consumatori."