Oleoturismo

Mercoledì 16 Novembre 2022

Olio e turismo: crescita domanda ma la frammentazione produttiva è un limite

L'oleoturismo sta diventando sempre più attraente, ma le potenzialità sono ancora in gran parte inespresse. Principali limiti? dimensioni medie aziendali e frammentazione produttiva.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

È stata una stagione importante per i coltivatori perché è giunto il momento della raccolta delle olive in tutta Italia. Ottobre e novembre sono i mesi della raccolta delle olive e della produzione di olio in tutta Italia. In base alle zone ci si appresta a trasformare il prezioso frutto nelle molte varietà di olio che fanno dell'Italia un punto di riferimento qualitativo a livello globale. 

I produttori affrontano questo periodo di lavoro intenso, raccogliendo cassette e cassette di olive che poi vengono spremute presso i frantoi locali. Sono mesi molto faticosi ma vedere scorrere quell’oro liquido color smeraldo è un’emozione unica, una gratificazione che ripaga degli sforzi e dell'impegno profuso.

Anche i turisti amano questa tradizione e ricercano esperienze in prima persona, gli oliveti diventano così un'attrazione irresistibile per i turisti, che partecipano alla raccolta muniti di abbigliamento idoneo e condividono l’esperienza della raccolta delle olive.

Il mondo dell'Evo sta diventando sempre più attraente, non solo in termini di consumo ma anche di turismo. E le potenzialità di questo settore - grazie alla sua storia secolare, al legame con il territorio e il paesaggio, alle proprietà benefiche del prodotto - sono ancora in gran parte inespresse.

Le strutture coinvolte nell'olivicoltura si stanno gradualmente aprendo alle esperienze turistiche: organizzano corsi di degustazione incentrati sulle singole varietà, creano centri benessere dove l'olio extravergine di oliva diventa la base dei trattamenti, coinvolgono il visitatore nella raccolta e nelle prime fasi di trasformazione dell'oliva in olio. C'è anche chi affitta piccoli lotti personalizzati al cliente finale, da cui si ricavano bottiglie personalizzate dove il nome del cliente compare sull'etichetta oltre, naturalmente, ai riferimenti del produttore. 

Siamo solo all'inizio, tuttavia il principale limite allo sviluppo dell'oleoturismo è rappresentato dalle dimensioni medie delle aziende e dalla frammentazione produttiva che caratterizzano il sistema italiano. Questa frammentazione deriva in gran parte dal numero di frantoi, i principali attori della filiera. 

Lo testimoniano i dati del "Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2022", curato da Roberta Garibaldi e realizzato sotto l'egida dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico.

Dal punto di vista produttivo, l'Italia ha un grande potenziale che può essere sfruttato anche dal punto di vista turistico. Ha il più alto numero di aziende olivicole d'Europa (646.326 nel 2016), una ricchissima biodiversità (testimoniata dalla presenza di 540 cultivar) e un elevato numero di certificazioni (49, di cui 43 DOP e 6 IGP). Ha anche la più alta incidenza di superficie olivicola biologica tra i Paesi considerati (17,8% del totale). 

Tuttavia, siamo il secondo produttore europeo dato che la Spagna, il nostro principale concorrente, detiene il primato mondiale con quasi 1,3 milioni di tonnellate di olio da pressione prodotte nella campagna 2021-2022 contro le 315mila tonnellate dell'Italia. 

Tra le regioni italiane, il primato produttivo spetta alla Puglia, con quasi un terzo del totale delle aziende agricole legate al settore, davanti a Calabria e Toscana. Un dato significativo è il trend 2019-2021 delle imprese attive. In base ai dati di InfoCamere-Unioncamere, in due anni il numero di imprese impegnate nella coltivazione di frutti oleosi è aumentato di quasi 2.500 unità; solo in Puglia se ne contano mille in più (dalle 15.378 del 2019 alle 16.385 di fine 2021). 

Si tratta di aziende che producono diversi tipi di olio - simili alle aziende vinicole - e, in alcuni casi, hanno anche impianti di imbottigliamento. I dati Ismea indicano la presenza di 4.545 stabilimenti attivi, con la Puglia che detiene anche in questo caso il primato nazionale, con 819 imprese attive (18% del totale), davanti a Calabria (15%) e Sicilia (12%).