Siamo a Badalucco, Liguria, nella zona di produzione dell’oliva taggiasca. Qui, dove l’olio è prodotto in grandi quantità ed è già nella tavola di tutte le case, la famiglia Boeri è stata così lungimirante da capire che il loro prodotto sarebbe stato
maggiormente apprezzato all’estero. Oggi l’azienda esporta in diversi Paesi e continua a crescere.
Abbiamo chiesto a Paolo Boeri di raccontarci la storia dell’ Olio Roi.
La storia della famiglia “Roi” inizia agli inizi del 1900 quando il mio trisnonno Giuseppe comprò il frantoio comunale, intravedendo buone prospettive di profitto. Cinque generazioni hanno portato l’azienda al presente. Negli anni ’70 vendevamo l’olio
ai grandi marchi; eravamo semplici fornitori ed eravamo pagati al minimo; mio padre capì che la strategia dell’azienda non funzionava e decise di vendere l’olio direttamente ai consumatori. Trattandosi però di una zona di grande produzione
olivicola era difficile vendere il proprio olio sul territorio.
Grazie a un incontro casuale con un ragazzo tedesco decise tentare la strada dell’export in Germania, mercato che da subito manifestò un grande interesse per il nostro olio. Capimmo che il mercato estero assorbe con molto più piacere il prodotto della
nostra terra. Oggi le nostre vendite raggiungono 45 Paesi e crescono ogni anno. La modifica del nome dell’azienda, da Boeri a “Roi”, soprannome della nostra famiglia, ha contribuito alla fortuna fuori dall’Italia, in quanto un nome così breve
all’estero è più semplice da ricordare.
Oggi siamo la più grande azienda agricola biologica della Liguria. Siamo nella valle dove è nata l’oliva Taggiasca e produciamo solo olio proveniente da questa varietà. Continuiamo a fare tutto come una volta ma con le dovute tecnologie che permettono
di ottenere un prodotto di qualità. Il nostro frantoio è un’industria 4.0, abbiamo tutto sotto controllo: temperature, tempistiche, tracciabilità, pulizia e qualità.
Che tipo di accoglienza praticate per i vostri visitatori?
Possediamo un agriturismo dotato di appartamenti, suite e camere. E’ presente una spa completa di sauna, bagno turco e la possibilità di usufruire di trattamenti di benessere legati al mondo dell’olio. Chi sceglie di pernottare da noi ha la possibilità
di visitare l’azienda, ma anche di fare pic-nic nell’uliveto e rilassarsi nella spa. Completa la proprietà il nostro ristorante Umami, che offre una cucina fusion di alta qualità che trasforma il nostro olio e le nostre olive con tecniche
legate alla cucina giapponese e americana; sta andando molto bene nonostante non abbia compiuto nemmeno un anno.
Qual è il messaggio “culturale” che vi prefiggete di trasmettere attraverso la vostra offerta di oleoturismo?
Dedichiamo sempre una parte della visita alla conoscenza delle caratteristiche dell’olio Evo, alla differenza tra olio extravergine e olio d’oliva. La maggior parte delle persone non ne è a conoscenza. Inoltre cerchiamo di spiegare ai clienti come si
legge l’etichetta, quali sono i dati obbligatori, dare a chi ci viene a trovare degli strumenti per comprendere al meglio questo prodotto e orientarsi al meglio nel mercato.
Ritengo poi che sia nostro compito far conoscere e comprendere il territorio. Io sono un appassionato di vini e ho visitato molte cantine nella zona dello Champagne. Loro riescono a raccontare e valorizzare al meglio la regione, anche grazie all’ausilio
di una efficace comunicazione, orale, ma anche cartacea, grafica, con supporti come brochure ed altro. Su questo aspetto il mondo dell’olio può e deve ancora crescere. Occorre trovare il modo di raccontare il nostro lavoro evitando però i tecnicismi,
perché il consumatore non sempre li apprezza, parlare in maniera semplice ed efficace, condividendo conoscenza in modo piacevole.