Il rapporto
“Agrobiodiversity Index Report 2021” realizzato da Biodiversity International (organizzazione che si occupa di ricerca per salvaguardare la biodiversità agricola e raggiungere la
sicurezza alimentare e nutrizionale globale) in collaborazione con CIAT (International center for tropical agriculture) mostra che
l'agrobiodiversità è la chiave per la sopravvivenza della dieta mediterranea in un mondo sempre più dominato dalle monocolture.
Secondo il rapporto, molti Paesi del Mediterraneo rischiano di esaurire la propria biodiversità a causa dell'attuale approccio agricolo industriale, unito al cambiamento climatico.
La perdita di diversità delle regioni mediterranee può potenzialmente significare la perdita di una ricchezza di risorse genetiche per l'alimentazione e l'agricoltura mondiali. I ricercatori affermano che sono necessarie ulteriori azioni - in particolare
nelle aziende agricole - per garantire la resilienza del sistema alimentare.
Ma perché misurare l'agrobiodiversità mediterranea?
La dieta mediterranea evoca una forte associazione ad ingredienti freschi e poco lavorati - olio d'oliva, frutta fresca, verdura, legumi e cereali integrali, seguiti da pesce e prodotti animali - che insieme costituiscono una forma di produzione e consumo
alimentare locale che comporta benefici sociali, economici e culturali.
Questa dieta può fungere da modello per sistemi alimentari più nutrienti e rispettosi dell'ambiente?
Nel rapporto “Agrobiodiversity Index Report 2021”, i ricercatori hanno esaminato 10 Paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Francia, Libano, Siria, Libia, Algeria, Egitto, Tunisia, Marocco) per verificare un fattore importante, ma spesso poco analizzato:
lo stato dell'agrobiodiversità (piante, animali e microrganismi) nelle aziende agricole, nei mercati e nella dieta.
Utilizzando l'Indice di agrobiodiversità, il rapporto ha identificato i rischi (come le specie in pericolo), ma anche le opportunità (fonti di reddito alternative, colture intelligenti dal punto di vista climatico e opzioni alimentari nutrienti).
La buona notizia è che tutti i Paesi mediterranei valutati mostrano una conservazione dell'agrobiodiversità superiore alla media, a testimonianza della ricchezza naturale della regione mediterranea nel suo complesso in termini di colture e piante
selvatiche e degli sforzi per proteggerle. Tuttavia, nonostante alcuni Paesi (Libano, Italia, Francia e Spagna) mostrino livelli particolarmente elevati di diversità nel consumo, il punteggio complessivo del bacino del Mediterraneo non è superiore
alla media globale. I punteggi relativi alla produzione sono significativamente inferiori alla media globale.
Cosa suggerisce questo divario? Gli orti botanici, le banche genetiche e le riserve naturali possono salvaguardare l'agrobiodiversità e le diete possono includere alimenti eterogenei (compresi quelli importati).
Tuttavia, attualmente, i paesaggi produttivi mediterranei sono in gran parte dominati da poche colture, con una quota molto ridotta di vegetazione naturale (<10%). Questa scarsa agrobiodiversità nelle aziende agricole espone i sistemi agricoli
ad un
rischio maggiore di epidemie di parassiti e malattie, di degrado del suolo e di rese instabili, e questi rischi sono destinati a peggiorare con il cambiamento climatico.
Come sottolineano gli autori del rapporto, l'attenzione alla sola dieta non è in grado di cogliere tutte le componenti del sistema alimentare. È necessario invece intraprendere azioni e impegni per integrare l'agrobiodiversità, ossia per garantire che
specie diverse siano integrate nello spettro produzione-consumo.
I Paesi con i punteggi più alti hanno già intrapreso azioni per integrare l'agrobiodiversità nei loro sistemi alimentari - attraverso politiche, linee guida dietetiche, investimenti nell'agricoltura biologica e altro ancora.
I Paesi con i punteggi più bassi devono dare priorità agli sforzi immediati di conservazione per arrestare la perdita di diversità in corso, mentre i Paesi con i punteggi più alti possono concentrarsi sull'aumento della complessità del paesaggio (piantando
più tipi di colture o incorporando habitat naturali all'interno dei terreni agricoli, ad esempio con siepi e boschi). Altre azioni comprendono un migliore monitoraggio delle pratiche agricole, come la consociazione e l'agroforestazione ed un maggiore
accesso degli agricoltori a sementi diverse.
Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto “Agrobiodiversity Index Report 2021” rileva che:
- l'Italia ha un punteggio di agrobiodiversità di 66,1 che riflette un'integrazione da moderata a elevata dell'agrobiodiversità nel sistema alimentare,
- per quanto riguarda il consumo, la diversità delle specie alimentari e delle funzioni nutrizionali è elevata e supportata da linee guida dietetiche nazionali e tabelle di composizione degli alimenti, ma sono necessarie politiche più incisive per
mantenere e migliorare la diversità alimentare nei mercati e nelle diete.
- per quanto riguarda la produzione, l'agrobiodiversità potrebbe essere supportata da una maggiore adozione dell'agricoltura biologica (attualmente al 16%), dalla copertura arborea in agricoltura (11%) e dalla gestione integrata dei nutrienti vegetali,
- per quanto riguarda la conservazione, la diversità varietale e di specie è ben conservata nelle banche genetiche, ma la diversità delle piante selvatiche utili è scarsamente rappresentata negli ambienti ex situ (conservazione delle specie più
a rischio in un ambiente artificiale)
- esiste il potenziale per politiche più forti per integrare l'agrobiodiversità nell'intero sistema alimentare.
Affinché queste azioni abbiano successo, sono necessari impegni nazionali più forti nei confronti dell'agrobiodiversità. Attualmente, gli sforzi dei Paesi mediterranei per raggiungere gli obiettivi globali fissati dalla Convenzione delle Nazioni Unite
sulla diversità biologica sono carenti, mancando il legame tra la salvaguardia della diversità genetica e il soddisfacimento dei bisogni umani, come la nutrizione e i mezzi di sussistenza.
Come si può tradurre tutto ciò nelle aziende agricole, nei mercati e nell’alimentazione? Un esempio: le politiche di approvvigionamento e gli incentivi per la vendita di alimenti diversificati e prodotti localmente, renderebbero più redditizia
la coltivazione di colture differenziate. Incentivando la diversificazione all'interno dell'azienda agricola, si potrebbero ottenere benefici per il suolo, l'aumento dei micronutrienti nelle diete, la presenza di un maggior numero di impollinatori
e un reddito supplementare per gli agricoltori.
Il Mediterraneo ha ancora dei progressi da fare per tutelare e garantire il suo ricco patrimonio di agrobiodiversità. Una maggiore consapevolezza dei benefici della biodiversità, unita ai continui sforzi per diversificare le colture, potrebbe garantire
una maggiore resilienza dei sistemi alimentari della regione negli anni a venire.