Salute e Ambiente

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Giovedì 22 Agosto 2024

Crisi idrica in Puglia: stime produzione fino a -50%

La siccità in Puglia minaccia il futuro dell'olivicoltura, la Coldiretti lancia l’allarme: "Il crollo delle rese minaccia la sopravvivenza del settore".

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

La Puglia, regione leader nella produzione di olio d’oliva, è al centro di una delle più gravi crisi idriche degli ultimi decenni, il perdurare della siccità e le temperature elevate, ben al di sopra delle medie stagionali, stanno infliggendo danni devastanti all’intero settore agroalimentare della regione, mettendo a rischio la sopravvivenza di intere filiere produttive, tra cui quella olivicola-olearia.

Nonostante l'olivo dimostri una notevole capacità di adattamento agli ambienti siccitosi attraverso vari meccanismi anatomici, morfologici, fisiologici e biochimici, la situazione è divenuta molto critica anche per l'olivicoltura.

Le previsioni per la prossima campagna olivicola pugliese sono allarmanti, con stime che indicano un calo della produzione fino al 50% rispetto all'anno precedente. Questa situazione chiaramente si ripercuote su tutto il settore nazionale, vista l’importanza determinante della produzione di olive e olio in Puglia.  “Se la siccità perdurerà ulteriormente, la produzione olivicola sarà fortemente penalizzata e, di conseguenza, lo sarà anche quella olearia”, ha avvertito Alfonso Cavallo, Presidente di Coldiretti Puglia, “la siccità grave e perdurante sta costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il gasolio che serve a tirare l’acqua dai pozzi e rifornirsi con le autobotti”.

L'irrigazione di soccorso, dove disponibile, non è sufficiente per garantire il normale sviluppo delle olive. “Le buone aspettative della fioritura sono state tradite da un progressivo aborto dei fiori dovuto all’eccessivo e duraturo caldo”, ha aggiunto Cavallo, sottolineando come la situazione negli invasi sia critica, con un calo drastico del 57% rispetto all'anno scorso.

La scarsità d'acqua è tale che anche le risorse idriche della diga di Occhito, al confine tra Molise e Puglia, non saranno più utilizzabili per l'irrigazione, ma destinate esclusivamente al consumo potabile. Questa decisione accentua il dramma di un territorio già severamente colpito dalla carenza di piogge e dalla natura carsica del suolo, che non consente accumuli o riserve d'acqua.

La situazione è particolarmente drammatica anche per l'olivicoltura nella vicina Basilicata, che condivide molte delle problematiche della Puglia, qui si prevede un crollo addirittura del 95% della produzione di olio extra vergine di oliva. Oprol, l'Organizzazione dei Produttori Olivicoli Lucani, ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità per il settore. Paolo Colonna, Presidente di Oprol, ha dichiarato: “Ci aspetta una campagna olivicola disastrosa. Dopo la cerealicoltura è l'olivicoltura lucana in ginocchio. Il periodo prolungato di siccità sta mettendo a dura prova i nostri oliveti”.

Di fronte a una situazione così grave, le richieste di intervento da parte delle istituzioni si fanno sempre più pressanti. Coldiretti Puglia ha già chiesto la dichiarazione dello stato di calamità naturale (come già richiesto da Oprol), sottolineando la necessità di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza. Tra le proposte vi è la gestione più efficiente delle risorse idriche, sia nella fase di stoccaggio che nella distribuzione, oltre a politiche territoriali che supportino il comparto olivicolo con scelte strategiche a lungo termine.

“Dobbiamo unire tutte le nostre forze per affrontare sfide e situazioni che finora non avevamo previsto”, ha affermato Colonna, evidenziando l’urgenza di una politica territoriale che condivida le esigenze del comparto olivicolo e che dia risultati in tempi ragionevoli.

La crisi idrica in Puglia non è solo una questione di mancanza d’acqua, ma rappresenta una vera e propria emergenza climatica che sta mettendo in ginocchio un intero settore economico. Senza interventi immediati e strutturali, il rischio è di assistere a un progressivo declino della produzione olivicola, con ripercussioni devastanti non solo per l’economia locale, ma per l’intero sistema italiano.