La situazione del settore olivicolo-oleario europeo si mostra particolarmente critica per la campagna 2023/24. Secondo l'ultimo
report di maggio 2024 della Commissione Europea dal titolo “
Short-Term Outlook for EU agricultural markets in 2024”,
si prevede una produzione complessiva di olio di oliva di 1,5 milioni di tonnellate, con un
incremento del 7% rispetto alla campagna precedente, ma una significativa
diminuzione del 28% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Questi
numeri riflettono una crisi di produzione che non solo riduce la disponibilità, ma spinge in alto i prezzi, influenzando pesantemente le dinamiche di consumo all'interno dell'Unione.
Le previsioni per l’Italia sono buone, le stime parlano di un incremento produttivo del 37% grazie anche ad un “anno di carica” (tipica alternanza dell’olivo che risente particolarmente di questo fenomeno. Le piante un anno producono molto,
il cosiddetto “anno di carica”, e l'anno successivo poco, “anno di scarica”, ndr).
Anche Spagna e Portogallo mostrano segni di recupero produttivo, le stime prevedono crescite rispettivamente del 27% e 19%, ma la situazione in Grecia è drasticamente opposta. Il Paese ha subito una riduzione produttiva del 55% a causa di condizioni meteorologiche avverse e nuove infestazioni di parassiti che hanno devastato le colture.
"Il livello delle scorte potrebbe apparire confortante, ma questo è soprattutto il risultato di una riduzione della domanda, sia all'interno dell'UE che a livello globale," afferma il report. Questo squilibrio tra offerta e domanda ha spinto i
consumatori verso alternative più economiche e ha ridotto il consumo generale di olio di oliva.
I dati aggiornati sul prezzo dell'olio sono eloquenti: a marzo, i prezzi in origine in Spagna (Jaén) per le categorie extravergine, vergine e lampante erano tra 2,5 e 2,7 volte superiori rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
In Italia i prezzi dell’olio extravergine di oliva, che fino a un anno fa era possibile trovare ad un prezzo medio di 5,90 euro/litro, si attestano ora poco al di sotto dei 10 euro, con un aumento medio del 69%. Percentuale che cresce fino
a sfiorare l’80% per alcune marche.
Questa impennata dei prezzi ha indotto un calo significativo del consumo, che si prevede scenderà ulteriormente del 3% nel 2023/24, raggiungendo così il minimo storico, al di sotto di 1,2 milioni di tonnellate.
Inoltre, la domanda globale continua a rimanere debole, il che ha un impatto diretto sulle esportazioni europee. Tra ottobre 2023 e febbraio 2024, le esportazioni UE di olio d’oliva hanno registrato un calo del 14%, con un forte decremento
verso i mercati asiatici come Cina e Giappone, anche se i livelli sono rimasti stabili verso gli Stati Uniti.
Le importazioni, stimolate dalla scarsa disponibilità interna e dai prezzi elevati, potrebbero registrare un incremento significativo, crescendo del 20% e raggiungendo circa 200.000 tonnellate. Tunisia e Turchia sono i principali Paesi da
cui l’UE si rifornisce di olio d’oliva, contributi inferiori ma significativi giungono da Paesi più lontani come Argentina e Cile.
La crisi attuale pone numerosi interrogativi sul futuro del settore olivicolo-oleario italiano ed europeo. Gli operatori del settore sono chiamati a navigare in un mercato instabile, sempre più complesso e volatilе, dove la gestione sostenibile delle risorse e l'adattamento ai cambiamenti climatici diventano priorità assolute per garantire la ripresa e la stabilità della produzione olivicola.