Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti desta preoccupazione nel settore olivicolo-oleario italiano ed europeo. Durante i comizi pre-elettorali in Pennsylvania, Trump ha riproposto il suo “Reciprocal Trade Act”, con cui intende imporre dazi del 10% su tutte le importazioni dall’Europa,
un’iniziativa che rischia di compromettere l’export di numerosi prodotti Made in Italy negli USA, incluso il nostro prezioso olio d’oliva, dato che gli Stati Uniti rappresentano:
- il mercato con la più alta domanda di olio d'oliva e di olive da tavola a livello mondiale,
- il terzo maggior consumatore di olio d'oliva (preceduto da Spagna e Italia),
- il primo mercato export per l’olio d’oliva italiano (29,1% dei volumi complessivi nel 2023).
Durante il primo mandato di Trump, l’imposizione dei dazi del 25% colpì molti prodotti europei nel contesto della disputa Airbus-Boeing, ma l’olio d’oliva italiano riuscì a "salvarsi" da questi aumenti, diversamente da altri settori agroalimentari
come formaggi, salumi e liquori italiani, che subirono un calo nelle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Tuttavia, con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, l’ombra dei dazi torna a incombere sul comparto oleario italiano, che teme di essere incluso questa volta nella lista dei prodotti soggetti a dazi aggiuntivi. Il Presidente di CIA-Agricoltori
Italiani, Cristiano Fini, ricorda come la precedente politica di dazi statunitense abbia messo a dura prova l’export agroalimentare italiano. «Questa è l’occasione, ulteriore, per rafforzare seriamente la competitività dell’agroalimentare europeo
e costruire un Green Deal davvero possibile ed efficace» ha dichiarato Fini, sottolineando che l’Europa dovrà ora adottare misure concrete per proteggere il proprio comparto produttivo.
La tregua quinquennale sancita nel 2021 scadrà tra un anno circa e occorre consolidare la distensione che all’epoca salvò i prodotti italiani (in particolare vino, olio e pasta) dalla lista delle merci Ue colpite dai dazi Usa.
Per Fini, è cruciale che Bruxelles agisca tempestivamente per difendere i settori più esposti, inclusi quelli già colpiti in passato e quelli che potrebbero essere coinvolti in questa nuova fase protezionista. “Occorrerà una riflessione strategica a Bruxelles
sulle risorse economiche da mettere in campo per dare un futuro nuovo alla nostra agricoltura e tutelare i prodotti simbolo del Made in Italy”.
Anche il nostro principale competitor nel settore oleario, la Spagna, si trova in una situazione particolarmente delicata. Antonio de Mora, segretario generale della Asociación de Exportadores de Aceitunas de Mesa (Asemesa), ha espresso la sua
preoccupazione per il ritorno di Trump, che impose dazi significativi sulle olive da tavola spagnole. Tale misura provocò una perdita di circa il 70% delle esportazioni verso gli Stati Uniti, per un valore complessivo di 260 milioni di euro.
«Il ritorno di Trump non sembra essere lo scenario migliore per l’industria spagnola delle olive da tavola», ha dichiarato De Mora, aggiungendo che il protezionismo americano potrebbe avere un impatto devastante sul settore.
Manuel Parras, presidente della IGP Aceite de Jaén, ha messo in evidenza l’aspetto negativo del protezionismo anche per i consumatori statunitensi, che si troverebbero a pagare prezzi maggiori per un prodotto di cui sono fortemente dipendenti dall’estero.
“Il protezionismo è, fondamentalmente, un danno per i consumatori americani, i quali se verranno sanciti i dazi dovranno pagare di più l’olio d’oliva”, ha osservato Parras, spiegando che tali misure risultano poco sensate in un Paese come gli Stati Uniti, che produce pochissimo olio d’oliva ma ne consuma annualmente circa 400 milioni di chili.
Di fronte a questa nuova sfida, l’agroalimentare europeo si trova in una posizione difficile. Gli operatori auspicano che l’Unione Europea possa intervenire con una diplomazia efficace e con politiche di supporto concrete per frenare l’impatto dei possibili
dazi, offrendo un reale supporto alla competitività dei prodotti italiani, in linea con le sfide attuali e future.