Salute e Ambiente

Lunedì 25 Aprile 2022

Evoluzione in olivicoltura: focus su biodiversità, formazione e sicurezza

Abbiamo intervistato Angelo Bo, agronomo, formatore e titolare di Agrispes, con lui abbiamo approfondito le relazioni tra formazione, biodiversità, sicurezza e redditività.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Lei si occupa dal 2012 di formazione, anche come docente in corsi dedicati all’olivicoltura. Quali sono le maggiori esigenze formative di cui necessita il settore?

In olivicoltura la situazione è particolare, è un settore più indietro rispetto alla viticoltura o la frutticoltura e necessita di maggiori esperienza nella gestione agronomica. La maggioranza delle aziende olivicole sono artigianali, servirebbe più competenza manageriale, più capacità di seguire parametri qualitativi e gestire i canali di vendita. Ci sarebbe molto bisogno anche di approfondire tecniche di vendita e marketing. Paradossalmente ai corsi si iscrivono più spesso aziende strutturate e avanzate, mentre latitano quelle che avrebbero più necessità. Questo ci ha lasciato perplessi ma è un dato di fatto, chi è più avanti è maggiormente in grado di cogliere le occasioni formative e migliorare la propria preparazione.

Un tema molto dibattito riguarda l’equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale, ovvero tra rispetto dell’ecosistema e redditività aziendale. Come si possono coniugare questi due aspetti?

Di sostenibilità se ne parla troppo, sono tutti sostenibili. La differenza è tra la sostenibilità reale e la sostenibilità fittizia, fatta solo per acchiappare clienti. 
Io sono convinto che l’azienda medio-piccola non possa prescindere dall’intraprendere un percorso di sostenibilità ma la difficoltà è trasferire queste informazioni al consumatore finale, dovremmo lavorare molto sulla comunicazione di aspetti concreti.
Strumenti come le app potrebbero rappresentare un collegamento molto interessante ma devono essere sistemi verificati a livello formale, non autoreferenziali. Anche la blockchain può riuscire a trasferire non solo le certificazioni ambientali ma anche informazioni sull’origine dei prodotti, uno degli elementi cardine per verificare e distinguere un prodotto.

In Agrispes cercate non solo di conservare la biodiversità ma di aumentarla. Come si traduce nel concreto questo impegno?

Aumentare la biodiversità nell’olivicoltura è importante, in Italia sono 50 le cultivar più utilizzate, le altre 450 circa hanno un utilizzo molto scarso lo testimonia il fatto che le varietà di Calabria e Puglia coprono circa l’80% della produzione nazionale.
La coltivazione dell’olivo si presta a tante consociazioni come l’inerbimento che va ad aumentare il numero di specie che ci sono nell’ecosistema produttivo e favorisce gli insetti utili, impollinatori. 
La PAC e le politiche agricole dovrebbe rivolgersi molto di più a questo aspetto.

La biodiversità può tradursi in un ampliamento della gamma di prodotti e quindi di occasioni di reddito? Se sì in che modo?

Il patrimonio varietale ci permette di avere una caratterizzazione maggiore del prodotto ed a livello aziendale la biodiversità è quell’elemento che permette di esporsi meno al rischio. Se coltivo 50 ettari con una sola varietà, quando c’è una problematica viene coinvolta tutta la produzione. Se diversifico con varietà precoci, medie e tardive mi garantisco una costanza di produzione maggiore e mi espongo meno ai rischi. 
Ho anche il vantaggio di creare dei profili di oli più particolari e riuscire a soddisfare consumatori di diversa tipologia.

La sicurezza è un tema fondamentale in un contesto attuale in cui gli infortuni sul lavoro sono in drammatica crescita. Ci può parlare di questo aspetto nell’olivicoltura? 

L’olivicoltura forse non è uno dei settori più pericolosi - salvo le elevate pendenze - ma è importante tenere alta la guardia. Resta il fatto che sulla sicurezza bisogna fare un lavoro ampio, il lavoro in azienda è fondamentale e la formazione è un elemento imprescindibile, ma quando il prodotto viene commercializzato ad un prezzo troppo basso ciò è dovuto anche ai tagli degli investimenti sulla sicurezza. Tirare all’osso gli investimenti in attrezzature idonee a limitare i rischi per la salute, significa esporre i lavoratori a dei rischi concreti.
Un certo livello di prezzo equo deve esistere, altrimenti si rischia di lavorare in condizioni non idonee ed in ambienti insicuri ed eticamente non accettabili. 
È un capitolo che dobbiamo tenere molto in considerazione quando compriamo un prodotto, perché quel prezzo basso qualcuno lo paga sempre.