Salute e Ambiente

Mercoledì 16 Febbraio 2022

Olio e certificazioni di sostenibilità: il valore della comunicazione

Le certificazioni garantiscono valore aggiunto ma manca uno standard condiviso. La comunicazione deve concentrarsi sulla qualità percepita, non su quella intrinseca.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Abbiamo seguito il seminario online dal titolo: “Tracciabilità e sostenibilità, il valore della comunicazione", organizzato da Italia Olivicola in collaborazione con AIFO (Associazione italiana frantoiani oleari), un incontro che fa parte di una serie di eventi di formazione finanziati dall’UE. 

Un incontro in cui sono stati presentate alcune tipologie di certificazioni per le aziende olivicole e alcuni suggerimenti per comunicare al meglio la qualità ed il valore aggiunto dei prodotti di qualità certificati. 

L’incontro è stato moderato da Livia Rinaldi di Italia Olivicola che da anni si avvale della collaborazione di CSQA, organismo di certificazione che svolge attività di certificazione, assessment, ispezione e formazione. 

Marco Omodei Salè, Innovation Manager di CSQA, ha introdotto il seminario presentando alcuni strumenti a disposizione dei produttori per certificare le produzioni lungo tutte le fasi del ciclo di vita. 

Come dimostrare la sostenibilità? 
Per le aziende olivicole dimostrare l’impegno nell’ambito della sostenibilità e comunicarlo efficacemente ai consumatori è una priorità, ma le problematiche sono molteplici: 
  • manca uno standard di riferimento con regole chiare, verificabili, misurabili 
  • il focus originario si rivolge principalmente alle tematiche ambientali, ma la sostenibilità riguarda anche l’ambito economico e sociale
  • la comunicazione della sostenibilità sinora è stata complessa, difficile da comprendere per i consumatori
  • gli strumenti ed i metodi di misura sono eccessivamente variegati. 
 
Per certificare le produzioni, la filiera olearia-olivicola può accedere a diversi strumenti che è importante saper comunicare al consumatore finale: 
  • disciplinari IG (indicazione di origine) 
  • sistemi di qualità nazionali 
  • normativa volontaria (ISO, UNI) 
  • standard privati di sostenibilità 
  • progetti aziendali / collettivi.

Sostenibilità: gli strumenti a disposizione dei produttori olivicoli 

Metodologia LCA – Life Cycle Assessment 
È uno strumento che permette di capire le implicazioni ambientali di un prodotto lungo tutte le fasi del ciclo di vita: 
  • fase agricola 
  • fase di produzione olio 
  • distribuzione 
  • consumo 
  • gestione fine vita.                                       

L’approccio LCA permette di utilizzare di comunicare dei claim che possono essere comparativi, ad esempio tra la bottiglia di vetro rispetto alla latta da 5 litri. Questo strumento ha una potenzialità enorme dato che i consumatori vogliono sapere quanto siano impattanti le filiere. 

Standard DTP 125 CSQA 
Lo standard DTP125 nasce dalla volontà di produrre olio EVO sostenibile di alta qualità, questo standard prende in considerazione la dimensione ambientale, economica, sociale, merceologica/nutrizionale/salutistica. 

L’obiettivo è quello di caratterizzare la filiera olivicola, valorizzandone i prodotti e permettendo agli operatori della filiera di aumentare il livello di consapevolezza in materia di sostenibilità. 

Quali sono i vantaggi? 
Il valore aggiunto di questo standard consiste nell’approccio alla sostenibilità secondo i suoi pilastri fondamentali: 
  • Economico: capacità di generare reddito e lavoro
  • Ambientale: capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali
  • Sociale: capacità di garantire condizioni di benessere umano (i diritti, le pratiche di lavoro, le pratiche operative leali, tutela dei consumatori, coinvolgimento e sviluppo delle comunità).

In aggiunta ai tre pilastri è stato previsto un quarto pilastro merceologico/nutrizionale/salutistico attraverso il quale si intende dare anche una connotazione qualitativa del prodotto in sé e non solo del processo produttivo, assicurando al consumatore un prodotto di qualità elevata, con parametri più restrittivi rispetto a quelli previsti dalle norme vigenti e parametri nutrizionali/salutistici che permettano di vantare il claim "Olio extra vergine di oliva".

Comunicare la sostenibilità: qualità intrinseca vs qualità percepita
Alberto Grimelli, Direttore di Teatro Naturale ha focalizzato il suo intervento sulla comunicazione finalizzata alla valorizzazione dell’olio d’oliva e sulla differenza tra qualità intrinseca e qualità percepita dei prodotti da parte dei consumatori. 

“Ci sono una miriade di certificazioni ma se mi metto dalla parte del consumatore, mi viene il mal di testa” ha esordito Grimelli.  Le certificazioni di sostenibilità e tracciabilità devono essere comunicate in maniera semplice ed efficace al pubblico. 

Secondo Grimelli, ci sono differenze sostanziali tra qualità intrinseca e qualità percepita: 
  • la qualità intrinseca è univoca, oggettiva, universale e riguarda parametri chimici, claim e certificazioni; 
  • la qualità percepita è plurale, soggettiva, identitaria e riguarda concetti come bontà/gusto, salubrità/benessere, tradizioni/territorio. 

La comunicazione delle aziende olivicole deve concentrarsi sulla qualità percepita , è su questa che si crea il valore aggiunto di un prodotto. 
È necessario concentrare gli sforzi comunicativi non sul prodotto ma sui bisogni ed i valori dei consumatori. 

“Questo è uno dei maggiori problemi dell’olio EVO italiano sui mercati globali” ha sottolineato Grimelli, “se non vogliamo far passare l’idea che l’olio EVO sia semplicemente un prodotto etnico, all’estero dobbiamo veicolare la qualità percepita cercando di adattarla al contesto socio-culturale del mercato estero di riferimento”. 
Indicare le caratteristiche in etichetta, inserire un logo, una certificazione, significa siglare un contratto con il consumatore. Si tratta di una promessa che viene veicolata attraverso la comunicazione. Se un produttore tradisce questo contratto, recuperare la fiducia del consumatore è pressoché impossibile.