Mercato Estero

Lunedì 23 Maggio 2022

Olio, Giappone: mercato import in ascesa

Il mercato giapponese dipende dall’import, negli ultimi 5 anni è aumentato del 20%. Dal 2014 l’Italia ha perso la leadership ma ci sono spazi di crescita.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Il Giappone rappresenta l'ottavo mercato import di olio d'oliva al mondo ed il terzo importatore extraeuropeo, ciò è dovuto anche al fatto che la produzione interna è molto bassa e la conseguente dipendenza dalle importazioni raggiunge quasi il 100%. 

È un mercato interessante per le aziende olearie italiane, dato che negli ultimi 5 anni, le importazioni sono aumentate del 20%, raggiungendo un import in volume di 70.128 tonnellate di olio d'oliva, per un valore di 245,3 milioni di euro nel 2020 (29.886 milioni di yen).

L’Italia fino al 2014 era il principale fornitore di olio d’oliva del Giappone ma dal 2015 in poi il nostro Paese ha perso la leadership, conquistata dalla Spagna con una quota di mercato in volume del 48,5% rispetto al 43,3% dell'Italia. Da questo momento in poi, la Spagna occupa la prima posizione nel mercato giapponese dell'olio d'oliva, sia in termini di volume che di valore.

Nel 2020 la Spagna ha esportato verso il Giappone 44,6 milioni di euro di olio d’oliva in più rispetto all’Italia, con un totale export in volume di 45.548 tonnellate e di 137,2 milioni di euro in valore. L’Italia ha totalizzato meno della metà dell’export in volume (20.555 tonnellate) per un valore di 92,6 milioni di euro. 
La Spagna ha quindi raggiunto una quota di mercato del 64,9% in volume e del 55,9% in termini di valore totale, rispetto al 29,3% in volume e al 37,8% in valore del nostro Paese.

In questo confronto che ci vede perdenti, è necessario far emergere un dato positivo. 
In termini di valore la Spagna è al primo posto in termini assoluti, ma l'Italia, con un minor volume esportato, è leader in valore in termini relativi, ciò significa che riusciamo a garantire un migliore rapporto prezzo/litro e a conservare un valore più alto dei nostri prodotti.

Spagna e Italia sono nettamente i maggiori esportatori nel mercato giapponese e rappresentano assieme il 94,3% del totale export di olio d'oliva in Giappone. Ma va sottolineata la presenza di altri concorrenti come Grecia, Turchia, Australia e Cile. Tra questi spicca la Turchia, dietro all'Italia con il 3,1% del totale in termini di volume.

Ci sono alcuni dati significativi che ci portano ad analizzare il mercato con ottimismo:

  • Si tratta di un mercato in crescita da diversi anni, accompagnato dalla progressiva diffusione della dieta e della cucina mediterranea nel Paese;

  • Il COI stima che il 64% dei giapponesi consuma olio d'oliva, pur con un consumo pro capite di 0,4 litri all'anno, una cifra molto bassa rispetto ad altri Paesi. Anche la frequenza di acquisto è bassa;

  • Il Giappone è il terzo importatore extraeuropeo di olio d'oliva al mondo (70.128 tonnellate nel 2020, pari al 5% delle importazioni mondiali di olio d'oliva);

  • L’olio d'oliva italiano ha un vantaggio competitivo fondamentale per il successo nel mercato giapponese: l'immagine del prodotto-paese, favorita dall'associazione tra cibo italiano e olio d'oliva. Ma questa tendenza, sebbene ancora persistente, è diminuita negli ultimi anni, a causa all'aumento del valore percepito dell'olio d'oliva spagnolo;

  • È necessario adattare gli imballaggi alle abitudini di consumo dei giapponesi. I formati più diffusi sono attualmente quelli da 200 e 600 ml;

  • La pandemia e le conseguenti chiusure, hanno colpito i consumi di olio d’oliva nei ristoranti, diminuiti in modo significativo. Tuttavia, i dati aggregati mostrano che le importazioni di olio d'oliva in Giappone, pur diminuendo, non sono state particolarmente colpite. Ciò suggerisce che il consumo domestico di olio d'oliva è in ascesa ed è stato in grado di compensare il calo.