Salute e Ambiente

Venerdì 8 Luglio 2022

Siccità e olivicoltura: Centro-Nord, situazione insostenibile

Rese stimate pari al 30% rispetto all’anno scorso, più di ¼ del territorio nazionale (28%) a rischio desertificazione e siccità.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi la settimana scorsa ha annunciato che: “Il governo è al lavoro per intervenire con la massima urgenza contro la terribile siccità che ha colpito il nostro paese, e in particolare l’agricoltura nel centro nord. Nel bacino padano si tratta della crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni, secondo l’analisi dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po”.

“La crisi idrica ha due cause” ha dichiarato Draghi, “una è un deficit di pioggia degli ultimi 3 anni, una scarsità di precipitazioni non solo quest’anno ma anche nei precedenti. Poi ovviamente l’aumento delle temperature, e non c’è dubbio che il cambiamento climatico abbia un effetto.

Inoltre permane un deficit strutturale della rete idrica nazionale che causa dispersioni che arrivano, secondo il Premier “al 30-40%, basti pensare che in Israele sono al 3% e in altri paesi europei al 5-8%”, quindi “ci vuole sicuramente un piano di emergenza” relativi alle infrastrutture idriche. 

Secondo Coldiretti il “Piano siccità” annunciato dal premier Mario Draghi serve per salvare le 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità e, con esse, assicurare la produzione agroalimentare del Paese.

La Pianura Padana, la nostra “Food Valley” dove sono presenti la metà degli allevamenti e viene prodotto il 30% dell’agroalimentare italiano è la zona più in crisi. Con i livelli ai minimi da settant’anni e la risalita del cuneo salino che minaccia le colture, il Po è praticamente irriconoscibile.

Le produzioni nazionali fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, meno 20% per il latte nelle stalle, meno 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che rappresentano il granaio d’Italia.
Le aree olivicole-olearie dell’olio Igp Toscana, della Dop del Garda, della Dop di Brisighella e della Dop Terra di Bari sono a rischio, secondo Unaprol è quindi necessario un piano nazionale invasi per salvare l’olivicoltura italiana dalle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico.

Nelle regioni centrali e settentrionali, dalla Toscana all’Emilia Romagna fino a Veneto e Lombardia, la situazione è divenuta insostenibile, dato che mancano da mesi precipitazioni di una certa consistenza.
Secondo alcuni esperti nel Centro-Nord le rese degli oliveti quest’anno saranno bassissime - si stimano raccolte pari al 30% rispetto all’anno scorso - e, in alcuni località, non converrà neppure raccogliere. 

Nel Mezzogiorno, centro della produzione olivicola nazionale, la situazione è meno preoccupante ma anche qui sono necessari interventi per consentire alle aziende di dotarsi di impianti irrigui.

Come rileva David Granieri, Presidente di Unaprol: “C’è urgente bisogno di interventi strutturali per garantire un maggior apporto idrico agli uliveti in modo da conservare, oltre alla qualità, anche una buona quantità di prodotto. Il cambiamento climatico impone interventi risolutori non più prorogabili, per aiutare gli agricoltori ad affrontare una situazione che rischia di compromettere non solo questa stagione olivicola, ma anche il futuro dell’olivicoltura italiana”.