L’Unione Europea ha vietato l’importazione di materiale vegetale (piante da impianto) sensibile alla Xylella fastidiosa, da parte di diversi Paesi extra-europei che non hanno fornito finora sufficienti informazioni sui livelli di sorveglianza fitosanitaria.
Sono 13 i Paesi terzi che, conformemente alla legislazione dell'UE (regolamento UE 2020/1201), sono coinvolti nel divieto: Argentina, Cile, Cina, Colombia, Ecuador, Filippine, India, Indonesia, Giordania, Uzbekistan, Perù, Sri Lanka e Vietnam.
A partire dal 1° marzo 2023, i tredici Paesi terzi devono redigere una dichiarazione attestante che il Paese o le aree sono indenni da Xylella fastidiosa, uno dei principali organismi nocivi da quarantena dell'UE. Questa dichiarazione dovrebbe basarsi
su dati di indagine basati su un approccio statistico specifico, compresi i test in conformità a protocolli specifici.
Le cause del divieto
Secondo la Commissione europea, le informazioni fornite nel corso del 2022 e all'inizio del 2023 dai suddetti Paesi terzi sono state insufficienti. Le importazioni potranno perciò avere nuovamente luogo se i Paesi effettueranno indagini adeguate o potranno fornire garanzie che i siti di produzione sono esenti da Xylella fastidiosa.
Gli elenchi dei Paesi terzi, territori e siti di produzione autorizzati sono pubblicati dalla Commissione Europea.
Le origini della Xylella
Un recente studio internazionale condotto da esperti provenienti da Italia, Francia e Stati Uniti, riconduce al 2008 il momento in cui la Xylella sarebbe arrivata come noto in Italia con una pianta di caffè infetta importata dal Centro America. Considerando
il tasso medio di mutazione di questi batteri, i ricercatori sono stati in grado di confermare il 2008 come l'anno più probabile di introduzione della Xylella in Italia.
È solo ad ottobre 2013 però che il batterio viene scoperto in alcuni olivi pugliesi, prima ancora della segnalazione del batterio nell'Unione Europea. Da allora la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Portogallo.
La lotta alla Xylella
Dalla sua scoperta, negli anni sono stati presi diversi provvedimenti dall’Unione Europea: misure d'emergenza che prevedono la fissazione di aree buffer soggette a taglio obbligatorio intorno alle piante infette, zone cuscinetto e zone di contenimento,
le cui misure sono state modificate nel corso degli anni a seguito di approfondimenti scientifici.
La Commissione europea negli anni scorsi ha previsto forme di sostegno finanziario per le attività di monitoraggio del patogeno e dei vettori, esami di laboratorio, e per fronteggiare i danni subiti dagli operatori a causa dell’eradicazione delle
piante.
Oggi, con questo ultimo provvedimento, la Commissione europea prende una posizione importante a supporto dei produttori, con un’operazione che unisce gli Stati membri nella lotta a questo organismo infestante, in grado ancora oggi di mettere in ginocchio
la produzione di olive.