La Xylella fastidiosa è un batterio patogeno considerato un parassita prioritario in Europa, poiché non esiste un metodo di controllo efficace per eradicarlo. Quando questo microrganismo colonizza lo xilema dell'albero - una sorta di sistema sanguigno
del tessuto vegetale - blocca il trasporto di acqua, minerali e sostanze nutritive dalla radice al fusto e alle foglie. L'ospite infetto si secca e muore.
La Xylella fastidiosa, colpisce l’olivo ma anche altre specie di particolare interesse agricolo in Europa e nella zona mediterranea, come mandorli e viti, per questo è prioritario concentrare gli sforzi scientifici su questo patogeno, visto che nell'ultimo
decennio, le segnalazioni sono aumentate drasticamente.
La particolare pericolosità di questo batterio solleva importanti domande, ad esempio:
- come interagisce Xylella fastidiosa con le diverse piante ospiti?
- come interagisce il batterio con il sistema immunitario della pianta?
- come si relaziona con il microbioma, cioè con altri microrganismi vegetali che abitano anch'essi lo xilema?
- perché questo batterio colpisce così gravemente alcune specie vegetali e non altre?
Un team di ricerca guidato da scienziati dell'Instituto de Agricultura Sostenible di Cordoba (IAS-CSIC), dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP, Italia) e del Biocentro LMU di Monaco (Germania) ha proposto l’analisi genetica del batterio Xylella fastidiosa per combattere i suoi effetti,
in particolare sugli oliveti.
I ricercatori sottolineano che l'analisi del genoma di questo batterio potrebbe aiutare a prevedere quali colture saranno suscettibili ai suoi effetti negativi, come sottolineato nello studio pubblicato sulla rivista New Phytologist, con il titolo
"Xylella fastidiosa's relationships: the bacterium, the host plants, and the plant microbiome".
La Xylella fastidiosa infatti colonizza l'apparato conduttore della linfa grezza (i vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali) e può persistere in più di 500 specie vegetali con uno stile di vita commensale o patogeno.
"Ci sono piante che vengono infettate da Xylella fastidiosa e non sviluppano la malattia. Questi casi si verificano quando il batterio è in movimento e non causa l'intasamento dello xilema. Non si sa ancora con certezza perché questo accada", ha spiegato
Blanca Landa, ricercatrice dell'Instituto de Agricultura Sostenible di Cordoba (IAS-CSIC).
I ricercatori hanno sottolineato che finora pochi lavori scientifici hanno registrato i cambiamenti che avvengono nel microbioma durante il processo di infezione della pianta.
"Il nostro obiettivo era individuare le lacune e i punti da indagare” ha aggiunto Landa, “e abbiamo scoperto che ci sono poche ricerche che analizzano i geni espressi nel batterio e nella pianta durante l'infezione".
Gli esperti hanno quindi concluso che la principale lacuna nelle ricerche precedenti era la mancanza di dati sul genoma della Xylella fastidiosa e su come la pianta attiva il suo "sistema immunitario" per combatterla.
Gli scienziati affermano inoltre che gli studi analizzati si concentrano sui ceppi del batterio che producono sintomi negativi (come foglie appassite o corona secca) nelle piante e non su quelli che coesistono con il microbioma della pianta senza produrre
malattie. "Lo studio della genetica di questo batterio ci aiuterebbe a capire i cambiamenti che differenziano i ceppi, la loro virulenza e come reagiscono quando colonizzano diverse specie di piante", ha concluso Blanca Landa.
In questo modo, l'analisi genetica potrebbe aiutare a prevedere, se si conosce il ceppo di Xylella fastidiosa presente in una specifica area geografica, quali specie vegetali saranno a rischio.