La situazione la conosciamo, come abbiamo descritto in un
precedente articolo, le
previsioni relative alla produzione di olio d’oliva nei principali Paesi produttori sono pessime,
si annunciano forti cali in Italia ed in Spagna.
In alcune zone della Toscana, la combinazione tra le condizioni di siccità e il caldo incessante di quest'estate ha fatto sì che circa la metà delle olive cadesse prematuramente dagli alberi. Storie simili stanno riecheggiando in tutta Europa. A Valencia, in Spagna, il raccolto è così poco vitale che gli agricoltori stanno valutando se evitare la raccolta. In Francia, gli olivicoltori si aspettano di avere raccolti dimezzati.
Secondo la Cooperativas Agro-alimentarias de Jaén, nella provincia di Jaén, considerata la "grande fabbrica di olio d'oliva" del mondo, con quasi centomila famiglie che traggono reddito dagli oliveti, non si produrrà nemmeno la metà rispetto alla
scorsa stagione o a quella precedente. Ciò significa perdite per oltre un miliardo di euro ed un calo storico del 54% nella produzione di olio d'oliva in questa zona.
Il Reno, il Po e gli altri grandi fiumi europei sono stati ridotti a rivoli in quella che è stata preannunciata come la peggiore siccità del continente in oltre 500 anni. La siccità sta danneggiando tutti i tipi di colture, dai pomodori al mais, ma quando
anche gli oliveti subiscono stress idrico e termico, è indice di un'estate particolarmente insostenibile.
I modelli meteorologici stanno cambiando lo dimostra il fatto che nelle zone produttive settentrionali, come il Centro-Nord Italia o la Spagna settentrionale, dove l'olivo è abituato ad avere un po' più di acqua a disposizione, la siccità ha avuto un
impatto pesante sulla produzione. Più a sud, in Africa settentrionale, gli agricoltori sono abituati alla siccità. Il problema ora è le piogge sono forti e notevolmente concentrate.
"Lì l'acqua arriva ancora, ma nei momenti sbagliati", evidenzia Javier Salvador Fernandez, direttore esecutivo dell’Olive Center presso la University of California Davis, intervistato da Katie Couric Media. "Nel giro di tre giorni, le colture ricevono
lo stesso apporto di precipitazioni che prima ricevevano in due mesi. Si tratta di acquazzoni che erodono il terreno e creano inondazioni improvvise".
Prevedibilmente, l'olio d'oliva è diventato più costoso. Kyle Holland, analista di Mintec (azienda britannica che tiene traccia dei prezzi delle materie prime alimentari) afferma che i prezzi hanno raggiunto un livello che non si vedeva dall'agosto 2017,
un'altra annata di cattivo raccolto.
Con una resa così bassa, il prezzo dell'olio extravergine di oliva spagnolo potrebbe raggiungere i massimi storici entro il prossimo anno. Attualmente il prezzo è di circa 3,8 euro al chilogrammo (3,78 dollari), ma potrebbe raggiungere i 4-4,2
euro. Si tratterebbe del livello più alto che Mintec abbia mai visto da quando ha iniziato a registrare i prezzi 20 anni fa.
Ciò che sta accadendo in Europa avrà senza dubbio un impatto sui prezzi negli Stati Uniti, considerando che circa il 95% dell'olio d'oliva consumato oltreoceano è importato. I prezzi sono già aumentati dopo la pandemia, a causa dei problemi della
catena di approvvigionamento e dell'improvvisa impennata della domanda durante i lockdown. Con la chiusura dei ristoranti, molti americani hanno iniziato a sperimentare in cucina ed in alcune zone si è registrata un'impennata delle vendite compresa
tra il 30 e il 50%.
La popolarità dell'olio d'oliva negli Stati Uniti non è mai stata paragonabile a quella dell'Europa, ma l'interesse sta crescendo. Attualmente negli USA viene prodotto solo un misero 5% dell'olio d'oliva consumato, ma sembra che ci sia una domanda crescente
per un prodotto coltivato localmente.
Il clima mediterraneo della California si adatta perfettamente all'olivo, molti credono che se i cambiamenti climatici continueranno, le olive potrebbero essere la "coltura del futuro". La scarsità d'acqua potrebbe incentivare un maggior numero
di agricoltori a passare da colture molto idroesigenti come mele e ciliegie alle olive.