Economia

Martedì 4 Giugno 2024

Italia, allarme scorte olio extravergine: potrebbero azzerarsi entro 4-5 mesi

L’olio EVO stoccato è inferiore del 26% rispetto al 2023, le riserve attuali sembrano insufficienti per coprire il fabbisogno fino alla prossima raccolta.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Il recente report pubblicato dall'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) sul sito del MASAF ha lanciato un allarme preoccupante per il settore olivicolo-oleario italiano: le scorte di olio extravergine di oliva potrebbero non essere sufficienti per arrivare alla prossima campagna. Con i dati aggiornati al 30 aprile, emerge un quadro che fa riflettere sull'immediato futuro del comparto.

Secondo il report, attualmente sono presenti nei magazzini italiani circa 163mila tonnellate di olio extravergine di oliva, di cui circa 112mila di origine italiana, il resto proviene da altri paesi dell'UE (36mila) e da paesi extra-UE (11mila). Questo dato rappresenta una diminuzione del 26% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche confrontando i dati con il mese di marzo 2024, si registra una diminuzione del 9% nelle giacenze di olio extravergine d'oliva.

Con un consumo mensile stimato di 32mila tonnellate, le riserve attuali potrebbero azzerarsi entro 4-5 mesi e sembrano insufficienti per coprire il fabbisogno fino alla prossima raccolta, in partenza ad ottobre. La situazione critica non riguarda solo l'Italia, ma si estende anche agli altri principali produttori come la Spagna, che sta affrontando una crisi produttiva da due anni.

In questo scenario, l'Italia potrebbe dover aumentare le importazioni di olio extravergine da paesi vicini, in primis dalla Spagna. Tuttavia, anche la Spagna sta vivendo una crisi legata alle giacenze, a fine aprile 2024, le riserve totali di olio d'oliva in Spagna erano scese sotto le 600mila tonnellate, di cui meno di 400mila tonnellate di extravergine.

Secondo le previsioni, le vendite di olio in Spagna potrebbero mantenersi intorno alle 100mila tonnellate al mese fino a settembre, il che potrebbe portare gli stock a livelli minimi, rischiando di non garantire un prodotto di qualità sufficiente. Questa situazione sta già influenzando i prezzi al consumatore finale, i rincari mirano a contenere i volumi commercializzati.

In quali Regioni è stoccato l’olio d’oliva italiano?

Il report ICQRF evidenzia che il 56% dell'olio d'oliva italiano è stoccato nelle regioni del sud, Puglia e Calabria contribuiscono rispettivamente con il 39,7% e il 10% delle scorte nazionali. Altre regioni significative sono la Toscana (16% con 35.601 tonnellate), l'Umbria (10,4% con 23.319 tonnellate) e la Sicilia (6% con 13.356 tonnellate).

Anche le scorte di olio con denominazioni DOP e IGP rappresentano una parte rilevante del mercato, sebbene costituiscano solo il 7,2% del totale. Le denominazioni di qualità come IGP Toscano e Sicilia e le DOP Val di Mazara e Terra di Bari rappresentano il 75,7% delle scorte certificate.

La qualità dell'olio è un fattore cruciale, non solo per il mercato interno ma anche per le esportazioni. L'olio extravergine italiano è rinomato in tutto il mondo, e la diminuzione delle scorte potrebbe influire negativamente sulla reputazione del prodotto italiano all'estero. La pressione per mantenere alti standard di qualità potrebbe diventare una sfida ancora più grande nei prossimi mesi.

Prospettive e risposte di fronte alla crisi

La situazione descritta dal report ICQRF richiede una riflessione profonda sul futuro del settore oleario italiano. Le attuali scorte e le previsioni per i prossimi mesi non sono incoraggianti e potrebbero portare a ulteriori aumenti dei prezzi e a difficoltà di approvvigionamento. È fondamentale che il settore si prepari a fronteggiare questa crisi, cercando soluzioni che possano garantire la qualità e la disponibilità del prodotto per i consumatori.

Inoltre, la crisi potrebbe spingere verso una maggiore innovazione ed efficienza nella produzione, nonché incentivare pratiche agricole più sostenibili. I produttori italiani potrebbero essere costretti a esplorare nuove tecnologie e metodologie per migliorare la resa degli uliveti e la qualità dell'olio, riducendo al contempo l'impatto ambientale.

In questo contesto, la collaborazione tra i vari attori della filiera olearia diventa cruciale. Dalla produzione alla distribuzione, passando per il supporto istituzionale, ogni anello della catena dovrà lavorare in sinergia per superare questa fase critica. Solo attraverso uno sforzo collettivo sarà possibile garantire la sostenibilità e la competitività del settore oleario italiano nel lungo periodo.

L'attenzione dovrà essere posta anche sulla comunicazione ai consumatori, che dovranno essere informati sugli sviluppi e sulle eventuali variazioni di prezzo e disponibilità del prodotto. Una trasparenza maggiore potrebbe aiutare a mantenere la fiducia nel prodotto italiano e a mitigare l'impatto negativo della crisi sulle vendite.