Il settore oleicolo italiano si trova a fronteggiare una situazione critica con scorte ai minimi storici, secondo i dati forniti dall'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari) le giacenze
totali di oli d’oliva al 30 giugno 2024 ammontano a 179.416 tonnellate, un calo del 23% rispetto allo stesso periodo del 2023. La riduzione delle giacenze è stata del 11,7% solo nell'ultimo mese di giugno, ciò evidenzia un consumo molto
rapido delle riserve esistenti.
Questa diminuzione è dovuta alla riduzione degli stock di tutte le categorie di olio, EVO (-21,5%), olio di oliva e raffinato (-35,6%), olio di sansa di oliva (- 28,2%) e olio di oliva lampante (-22,5%). L'intero settore è sotto pressione per garantire
che la produzione futura possa compensare questa significativa riduzione delle giacenze.
La situazione delle scorte
Nella categoria più ricercata, l’olio EVO, le scorte sono scese a 130.478 tonnellate, un decremento del 21,5% rispetto a giugno 2023. In particolare, le riserve di EVO di origine italiana ammontano a 82.674 tonnellate, mostrando un aumento dell’8,2% rispetto
all’anno precedente, ma questo incremento non è sufficiente a bilanciare la drastica riduzione delle giacenze di EVO provenienti dalla UE, che sono diminuite del 50,1%. Questa carenza è dovuta principalmente alle condizioni climatiche avverse
che hanno colpito i principali Paesi produttori, riducendo drasticamente la produzione.
Distribuzione regionale delle scorte
La maggior parte delle giacenze si trova nelle regioni del Sud Italia, con Puglia e Calabria che contribuiscono rispettivamente con il 36,2% e il 10,2% del totale nazionale. Le prime quattro regioni (Puglia, Toscana, Umbria e Calabria) detengono complessivamente il 75% delle scorte italiane di olio d’oliva.
In particolare, la Puglia si conferma la regione con le maggiori riserve, oltre 64.979 tonnellate di olio. Questo dato sottolinea l’importanza strategica della regione nella produzione e stoccaggio dell’olio d’oliva in Italia.
Impatto della crisi sulle importazioni
Per garantire un livello minimo di scorte fino al 31 ottobre, l’Italia dovrà importare oltre 150.000 tonnellate di olio extra vergine d’oliva e circa 25.000 tonnellate di olio lampante. Questo significa che il 70% di questo fabbisogno dovrà
essere coperto dall’import di olio spagnolo per circa 110.000 tonnellate. La situazione è resa ancora più complessa dalla pressione sulla Spagna, anche la penisola iberica infatti ha registrato una produzione ridotta a causa di condizioni climatiche
avverse.
Si tratta di una delle peggiori crisi degli ultimi anni. Le riserve sono al limite e senza un'importazione massiccia, l’Italia rischia di non avere olio a sufficienza per coprire la domanda interna ed estera. La situazione è particolarmente preoccupante per i piccoli produttori che
non hanno la capacità di stoccare grandi quantità di olio e dipendono dalle forniture regolari.
Le aziende italiane sono quindi impegnate in una corsa contro il tempo per trovare soluzioni alternative e mantenere il livello di qualità che il mercato internazionale si aspetta dall’olio d’oliva italiano. Le previsioni indicano che la situazione potrebbe peggiorare nei
prossimi mesi se non si adottano misure straordinarie. La crisi delle scorte di olio d’oliva in Italia sta mettendo sotto pressione l’intero settore oleicolo e le importazioni si rendono indispensabili per evitare il peggio nei prossimi mesi. Il settore deve affrontare questa sfida con
una strategia efficace per garantire la disponibilità del prodotto e mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta, preservando al contempo la qualità che contraddistingue l’olio d’oliva italiano.