La campagna oleicola 2024/25 si prospetta complessa e sfidante, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici che stanno influenzando in maniera significativa le rese dei principali Paesi produttori di olio d'oliva. Nonostante le difficoltà legate alla
siccità e alle alte temperature, ci sono segnali incoraggianti dal punto di vista della qualità. In questa analisi, esploreremo le previsioni per i Paesi dell'Unione Europea, come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, e per i principali produttori extra-UE, tra cui Tunisia, Turchia e Marocco.
Paesi UE
Italia: colpito il Sud, +70% al centro-nord
L'Italia si trova di fronte a una riduzione significativa della produzione a causa della siccità e delle elevate temperature estive. Antonio Balenzano, direttore della Associazione Nazionale Città dell'Olio, ha spiegato che le regioni del sud, come Puglia e Sicilia, hanno visto dimezzare le loro rese rispetto al 2023. Le stime di ISMEA-Unaprol prevedono una produzione di circa 224.000 tonnellate.
"La qualità dell'olio rimane eccellente, ma è chiaro che la scarsità d'acqua ha inciso pesantemente sulla quantità," afferma Balenzano. Tuttavia, le regioni centrali e settentrionali stanno registrando un aumento della produzione del 70% rispetto all'anno scorso, soprattutto grazie alle condizioni climatiche più favorevoli. Anche Marco Scanu, consulente internazionale in olivicoltura, conferma che il centro Italia sorprende per l'elevata qualità, nonostante le difficoltà climatiche.
Assitol, l'Associazione Italiana dell'industria olearia, ha confermato che la prossima campagna olivicola in Italia sarà caratterizzata da una riduzione della produzione rispetto alla media, con variazioni significative tra le diverse aree del
Paese. La crisi climatica ha particolarmente colpito il Sud Italia, dove la siccità ha avuto un impatto rilevante. "Il Meridione, che rappresenta due terzi della produzione olivicola italiana, è stato maggiormente colpito", ha dichiarato Anna Cane,
presidente del Gruppo olio d'oliva di Assitol.
In Puglia, la regione con il 50% degli uliveti italiani, la situazione cambia notevolmente a seconda delle zone. Al Centro-Nord, invece, le previsioni sono più ottimistiche, prospettando una buona campagna olivicola. Nonostante ciò, le prime stime indicano una produzione nazionale influenzata dall'annata di scarica, dallo stress idrico e dai fenomeni climatici estremi.
Spagna: campagna incerta, dipenderà dalle piogge
La Spagna, il maggior produttore mondiale di olio d'oliva, affronta una campagna particolarmente incerta. La mancanza di precipitazioni negli ultimi mesi ha colpito duramente gli ulivi, specialmente in Andalusia, la principale regione produttrice
di olio.
Le stime di produzione variano tra 1,2 e 1,4 milioni di tonnellate, ma tutto dipenderà dalle piogge di ottobre e novembre. "La formazione dell'olio, o lipogenesi, è già compromessa in molte aree," spiega José María Penco, Direttore della Asociación
Española de Municipios del Olivo (AEMO), sottolineando come la qualità e la quantità dipenderanno dalle piogge tardive. Anche le varietà principali come Picual e Arbequina sono a rischio, con olive piccole e disidratate che complicano il processo
produttivo.
Grecia: previsioni ottimistiche
In Grecia, le prospettive sembrano più positive rispetto ad altri Paesi europei. Luigino Mazzei, bróker del mercato greco, prevede una produzione di circa 250.000 tonnellate, grazie alle condizioni climatiche che hanno prevenuto attacchi di parassiti
come la mosca dell'olivo. Le regioni del Peloponneso e di Creta sono particolarmente promettenti, mentre gli oliveti di altre isole come Corfù e Rodi stanno mostrando segni di buona produttività.
"La raccolta anticipata, stimolata dai prezzi di mercato in crescita, potrebbe favorire una buona annata," afferma Mazzei, sottolineando che la qualità delle olive è elevata grazie alla mancanza di malattie. Anche Konstantinos Tsoronis,
chimico e oleologo, concorda: "Gli oliveti irrigati stanno mostrando ottime rese, e se le piogge autunnali saranno abbondanti, la produzione potrebbe superare le aspettative."
Portogallo: condizioni favorevoli
Anche il Portogallo mostra segnali positivi, sebbene la produzione prevista si attesti tra 170.000 e 200.000 tonnellate, ben al di sotto del record del 2019/20. Le condizioni climatiche sono state relativamente favorevoli, senza le ondate
di calore estremo che hanno colpito altre regioni mediterranee. Tuttavia, secondo Alberto Serralha, CEO di SAOV, le produzioni variano notevolmente a seconda della giovane età degli oliveti e della loro posizione geografica.
Le piogge di ottobre saranno decisive per il rendimento finale delle olive, specialmente per evitare problemi di antracnosi (lebbra dell'olivo, patologia causata dal fungo Colletotrichum Gloesporioides, ndr), una delle principali minacce per l'olivicoltura
portoghese. Anche se non si prevede una stagione eccezionale, la qualità dell'olio potrebbe comunque mantenere standard elevati.
Paesi extra-UE
Tunisia: aspettative buone
In Tunisia, la produzione di olio d'oliva per la campagna 2024/25 è stimata tra 280.000 e 320.000 tonnellate, un incremento rispetto agli ultimi anni ma ancora lontano dal record storico di 440.000 tonnellate del 2019/20. Adriano Caramia, agente
commerciale, sottolinea che le piogge arrivate alla fine dell'estate hanno salvato molte colture, specialmente nelle regioni di Sfax e Gabes, che avevano subito un forte stress idrico.
"La campagna inizierà con stock quasi esauriti, grazie alle forti esportazioni registrate nei primi dieci mesi dell'anno," spiega Caramia. Le regioni centrali e meridionali della Tunisia, come Mahdia e Sahel, giocheranno un ruolo chiave nella produzione
complessiva del Paese, mentre il settore si prepara ad affrontare la nuova stagione con una buona aspettativa per quanto riguarda la qualità.
Turchia: produzione stabile
La Turchia si aspetta una produzione simile a quella dell'anno precedente, con stime che oscillano tra 350.000 e 360.000 tonnellate. Tuttavia, Murat Küçükçakıre, ingegnere agronomo, avverte che il clima secco ha influenzato negativamente
alcune regioni del Paese. "Una parte significativa delle olive sarà destinata alla produzione di olio d'oliva a causa del basso prezzo delle olive da tavola," afferma Küçükçakıre.
Il settore turco sta comunque beneficiando di prezzi favorevoli e di una crescente domanda interna, spinta dal basso costo delle olive da tavola. L'assenza di piogge significative potrebbe però ridurre la quantità complessiva di olio prodotto.
Marocco: situazione critica
In Marocco, la situazione appare critica. Le stime per la campagna 2024/25 parlano di una produzione compresa tra 40.000 e 60.000 tonnellate, un calo drastico rispetto alla media annuale di 120.000-180.000 tonnellate. Noureddine Ouazzani,
esperto internazionale, attribuisce questo crollo alle condizioni climatiche estreme che hanno caratterizzato gli ultimi mesi.
"L'elevata temperatura durante l'estate ha causato un grave stress idrico, che ha ridotto la dimensione e la qualità delle olive," afferma Ouazzani. La produzione sarà principalmente concentrata negli oliveti irrigati, che rappresentano solo il
30% della superficie coltivata del paese. I frantoi locali dovranno far fronte a costi più elevati e una minore produzione, con un impatto significativo sui prezzi dell'olio d'oliva.
La campagna oleicola 2024/25 evidenzia la fragilità del settore di fronte alle sfide climatiche globali. Se da un lato la qualità dell'olio sembra mantenersi alta, dall'altro le rese produttive nei vari Paesi del Mediterraneo sono soggette a fluttuazioni
significative. Le tecniche di adattamento e soprattutto la capacità di gestione sostenibile delle risorse idriche saranno sempre più vitali per affrontare le sfide climatiche future.