L'Ambasciatore d'Italia in Pakistan Andreas Ferrarese ha dichiarato che l'Italia sta investendo in un progetto del valore di 1,5 milioni di euro per la coltivazione, la crescita e la promozione dell’olivicoltura in Pakistan.
Secondo l’Associated Press of Pakistan, il progetto denominato "Olive Culture", sarà realizzato in 26 mesi dal CIHEAM di Bari (centro di formazione postuniversitaria, ricerca scientifica applicata e progettazione) in collaborazione con il Ministero
italiano della Salute ed il Pakistan Oilseed Department.
Il progetto rappresenta un continuum con il lavoro svolto dall'Italia in passato, dato che la collaborazione tra Italia e Pakistan nel settore dell'olivicoltura non è certo una novità. L'assistenza tecnica italiana al Pakistan è iniziata 40 anni fa con programmi di ricerca adattativa atti a valutare la fattibilità di una coltivazione moderna in Pakistan (anni '80 e '90).
A ciò ha fatto seguito il lancio del primo significativo investimento nel settore olivicolo (2012-2015) attraverso il Pakistan Italian Debt Swap Agreement (PIDSA), che ha portato alla piantagione di 2000 ettari in terreni marginali e incolti.
Nel 2016, la coltivazione dell'olivo è stata introdotta nel programma per la riduzione della povertà sponsorizzato dal governo italiano e sviluppato dal Pakistan Poverty Alleviation Fund (PPAF), grazie al quale sono state create tre unità di estrazione
dell'olio in partenariato pubblico-privato con le comunità di agricoltori.
Ferrarese ha evidenziato anche il contributo dell'Italia alla promozione dell'oliva e dell'olio d'oliva e della relativa catena del valore in Pakistan, affermando che il Pakistan ha un grande potenziale: "siamo felici di continuare con l'obiettivo
di sviluppare una cultura olivicola sostenibile, moderna e ricca in Pakistan".
Attualmente i due Paesi hanno una bilancia commerciale in equilibrio, le esportazioni complessive del Pakistan verso l'Italia ammontano a 763 milioni di dollari, mentre le importazioni complessive dal Paese ammontano a 754 milioni di dollari.
L'obiettivo non è solo quello di fornire olio di qualità al popolo pakistano, ma anche di contribuire a ridurre la spesa per le importazioni del Paese.
Il coordinatore del progetto, Marco Marchetti del CIHEAM Bari ha affermato che l'Italia svolgerà un ruolo importante nella coltivazione e nella lavorazione delle olive in Pakistan.
Secondo Marchetti è necessario lavorare di più sulla filiera olivicola ed in particolare in Pakistan sono necessarie:
- risorse umane qualificate,
- assistenza tecnica,
- standard di qualità e sicurezza,
- laboratori di riferimento per la certificazione dell'olio,
- laboratori fitosanitari per creare una catena di valore completa di alimenti gustosi, sicuri e altamente nutrienti che migliorano notevolmente la salute.
Secondo Marchetti, l'olivo contribuisce a mitigare l'impatto del cambiamento climatico in quanto contrasta l'erosione del suolo e non necessita di grande apporti di acqua, inducendo una bassa impronta di carbonio.
Il consumo di olio alimentare in Pakistan è di 4,5 milioni di tonnellate, è necessario ridurre i costi della supply chain attraverso l'acquisizione e l’utilizzo di tecnologie. Migliorando i costi di produzione, gli agricoltori locali potranno avere
l'opportunità di vendere l'olio d'oliva sul mercato ad un buon prezzo.
Si tratta di vantaggi a valore aggiunto per raggiungere i risultati desiderati nel settore olivicolo in Pakistan, un Paese che ha il potenziale per diventare leader mondiale nella produzione di olive.