Il settore dell'olio d'oliva in Europa sta affrontando una
crisi senza precedenti, come confermato dai
dati recentemente presentati dal Civil Dialogue Group,
il gruppo di esperti della Direzione generale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione Europea.
L'allarme è suonato e il panorama dipinto dai numeri è tutt'altro che rassicurante: la produzione mondiale di olio d'oliva nella campagna 2022/2023 ha subito una flessione del 26% rispetto all'anno precedente, scendendo a un totale di 2.505.000
tonnellate. Ma è il dato relativo all'Europa che solleva le maggiori preoccupazioni: la produzione europea ha subito una drastica contrazione del 39%, confermando una tendenza inquietante che si protrae ormai da cinque anni, con una costante
diminuzione dell'olio d'oliva nell'Unione Europea pari al 35%.
I colpi più duri sono stati inferti ai due principali produttori europei, Spagna e Italia. La Spagna, che rappresenta quasi metà dei volumi mondiali, ha prodotto appena 664.000 tonnellate di olio d'oliva, segnando un calo del 56% rispetto
al suo standard abituale. L’Italia, con 241.000 tonnellate, ha subito una contrazione del 27%, equivalente a quasi un terzo in meno rispetto alla produzione consueta. Ma il problema si estende anche oltre i confini dell'UE: se da un
lato si registra una crescita del 17% in Turchia, dall'altro la Tunisia deve fare i conti con una forte contrazione dei volumi, con una diminuzione del 25% e un notevole calo delle esportazioni. Un ulteriore campanello d'allarme è costituito
dalle scorte di fine campagna, che si attestano a soli 280.000 tonnellate, una cifra nettamente inferiore rispetto alle 670.000 tonnellate della stagione 2021/2022.
L'effetto immediato di questa drastica diminuzione di disponibilità di olio d'oliva si è riflesso sull'aumento dei prezzi in tutto il continente europeo, generando una conseguente diminuzione del consumo, già penalizzato dall'andamento inflazionistico.
Questo trend ha impattato negativamente anche sulle esportazioni verso i paesi extracomunitari più importanti, tra cui Stati Uniti (-20%), Cina (-31%), Canada (-18%) e Regno Unito (-17,3%).
La voce di allarme è stata innalzata da Andrea Carrassi, direttore generale dell'Associazione Italiana dell'Industria Olearia (Assitol), il quale mette in guardia contro l'illusione che la prossima campagna possa risolvere magicamente la situazione. Al
contrario, la scarsità di scorte di olio d'oliva in Europa fa presagire una potenziale carenza di olio extravergine nei prossimi mesi e, più in generale, nella prossima stagione. La siccità, che ha pesantemente influenzato il mercato,
continua a manifestare i suoi effetti in tutto il bacino del Mediterraneo, aggravata dalle conseguenze delle condizioni meteorologiche estreme.
È dunque urgente un'azione concertata all'interno della catena di approvvigionamento e in collaborazione con le istituzioni, al fine di mettere a punto misure concrete che possano garantire un flusso stabile di olio extravergine ai consumatori.
Altrimenti, la salute e il benessere dei cittadini europei, che da sempre traggono vantaggio da questo autentico "nettare del benessere", potrebbero trovarsi a dover fare a meno dei suoi innumerevoli benefici.