Economia

Venerdì 17 Febbraio 2023

Bilancio stagione olearia: il raccolto nei Paesi produttori di olio d'oliva

Il punto sulla campagna produttiva 2022/23 nei principali Paesi produttori, segnata dalla siccità e dall'aumento dei costi di produzione. Si salva solo la Turchia.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Italia

La campagna olearia da poco conclusa è stata caratterizzata da una drastica riduzione della quantità prodotta. In particolare, in alcune regioni si è registrato un calo della produzione di circa il 50% ed in generale di circa il 30% rispetto alla stagione precedente. Gli ultimi dati ufficiali, stimano una produzione totale di circa 230.000 tonnellate per questa stagione.

Ciò che ha caratterizzato in modo particolare questa stagione olivicola è stato il periodo di raccolta. Storicamente è difficile ricordare un altro anno in cui durante la prima decade di dicembre tutti avessero già svolto attività legate alla raccolta e alla lavorazione del prodotto. Questo ha comportato una inedita fine anticipata della stagione.

È stata un'annata molto difficile per l'olivicoltura nostrana a causa delle alte temperature e del caldo anomalo, che a maggio hanno compromesso la fioritura e l'allegagione, e del deficit idrico, che da luglio in poi ha danneggiato la crescita.

Spagna

La situazione del mercato in Spagna è senza precedenti, un tale livello di prezzi non era mai stato raggiunto prima. Ciò è dovuto alla combinazione di diversi fattori negativi, soprattutto la bassa produzione in Spagna e in particolare a Jaén. Tutto ciò che poteva andare storto è andato storto. Una resa molto bassa, un autunno secco e caldo che ha ulteriormente ridotto la produzione.

Per superare la siccità in Spagna c'è ancora tempo a sufficienza, ma le piogge devono essere generose e continue nel 2023 perché le campagne si riprendano e i bacini, ai minimi storici, si riempiano.

In Spagna i dati recenti indicano già un calo dei consumi, i prezzi rimarranno alti fino a quando non ci sarà un consumo sufficiente a stabilizzare il mercato.

Grecia

Per quanto riguarda la situazione in Grecia, la produzione complessiva è al 70-80% della stagione. Si prevedono circa 30.000-40.000 tonnellate in meno rispetto alla cifra stimata ad inizio stagione, a causa della mosca dell’olivo. Inoltre, l'antracnosi o lebbra dell'olivo è stata registrata in gran parte del Peloponneso, per cui la qualità del prodotto si è deteriorata.

La qualità è stata inferiore alle aspettative e l'acidità media si aggira intorno allo 0,5%. Alla fine di gennaio la stagione poteva considerarsi conclusa e solo nella parte centrale della Grecia è continuata anche nel mese di febbraio.

Tunisia

La produzione tunisina, come quella di quasi tutto il bacino del Mediterraneo, non sta registrando rese molto buone. A metà gennaio, è possibile stimare una produzione finale complessiva di circa 180.000-190.000 tonnellate rispetto alle 240.000 tonnellate della stagione precedente. Questa cifra è anche inferiore al raccolto medio dell'ultimo decennio, equivalente a circa 211.000 tonnellate.

Le aree centro-occidentali contribuiscono per circa il 40%, quelle settentrionali per il 25% e quelle meridionali per il 15%.

Anche la qualità media non è eccezionale, un anno duro di siccità e temperature elevate, che ancora persistono, hanno condizionato le analisi e i profili organolettici dei prodotti ottenuti.

I prezzi molto alti hanno penalizzato il consumo interno e sono stati orientati verso le esportazioni. Nei primi mesi della stagione si stanno raggiungendo livelli record di vendite all'estero rispetto agli anni precedenti.

Marocco

Per quanto riguarda il Marocco, la stagione 2022/23 ha subito un calo indiscutibile, a causa di una siccità grave che non si vedeva nel Paese da oltre 40 anni. Ciò si è verificato per le alte temperature e le giornate molto calde della primavera e dell'estate 2022, unite alla mancanza di precipitazioni, soprattutto durante la stagione estiva.

Le stime attuali degli operatori del settore olivicolo marocchino, dopo la raccolta, indicano una produzione inferiore del 75% rispetto alle 140.000 tonnellate stimate per l'anno scorso. Attualmente, le previsioni sono dell'ordine di 30.000-40.000 tonnellate di olio d'oliva.

A ciò si aggiungono gli aumenti generali, in particolare dell'energia, dei trasporti, della manodopera, dei materiali ausiliari, ecc. che si traducono in un aumento considerevole dei costi di produzione dell'olio d'oliva, che possono oscillare in media tra il 30 e il 40%. 

Di conseguenza, i frantoi industriali hanno subito un forte aumento dei costi e una diminuzione della produzione di olio d'oliva, per non parlare della qualità. Questa situazione ha fortemente perturbato il mercato locale, dove si è verificato un aumento eccezionale dei prezzi che ha raggiunto gli 8 euro/litro in alcune zone olivicole.

Turchia

La stagione in Turchia sta proseguendo in modo molto interessante. Ci saranno comunque delle variazioni in negativo rispetto alle aspettative di produzione di inizio stagione (421.000 tonnellate di olio d'oliva e 735.000 tonnellate di olive da tavola), a causa della mancanza di precipitazioni nei mesi di settembre e ottobre.

La raccolta sta volgendo al termine in diverse regioni ed anche se ci sono problemi in alcune aree, quest'anno la Turchia raggiungerà la produzione più alta della sua storia.

Portogallo

In Portogallo sono state confermate le aspettative di un pesante calo della produzione, dovuto principalmente alle rese elevate e insostenibili dell'anno precedente e, in misura minore, al clima. Le piantagioni giovani hanno raggiunto un buon livello di produzione, mentre in generale le altre hanno registrato un calo notevole.

La raccolta è praticamente terminata già all'inizio di dicembre, le stime di produzione si attestano intorno alle 90.000 tonnellate, il che significa un calo di circa il 60%.

Le precipitazioni sono state costanti durante la stagione, il che ha comportato difficoltà nel portare i macchinari nei campi e ha favorito lo sviluppo della Xylella fastidiosa all'inizio di novembre. 

I prezzi sono attualmente simili a quelli del mercato spagnolo, con una domanda costante per l’olio extravergine di buona qualità e meno intensa per le altre categorie.