Mercato Italia

Giovedì 13 Luglio 2023

La storia dell’olio extra vergine del Lago di Como

Le vicende e le persone che hanno scritto le pagine più rilevanti dell’evoluzione di un’area vocata alla produzione di olio Evo di qualità.

di Rocco Lettieri

Scheda tecnica

Si racconta che l’ulivo sia arrivato al Nord con l’occupazione romana e quasi certamente fu Giulio Cesare che chiamò agricoltori greci, che furono inviati nella Novum Comum, l’attuale Como, nel 59 d.C., affinché introducessero presso le popolazioni rivierasche del lago coltivazioni di cui erano esperti tra le quali appunto figurava l’ulivo. 

Stando ad uno storico elvetico, il Franscini, sulle rive dei laghi Cisalpini, l’ulivo è stato coltivato almeno dal VII secolo. Altre fonti raccontano che l’olio de "La zoca de l’oli" oltre che servire alle numerose abbazie comasche (San Benedetto, Acquafredda, Piona) veniva trasportato a dorso di mulo sulla stessa strada del vino (che pagava il dazio a Mese, alle porte di Chiavenna), in tutti i Grigioni e poi da St. Moritz proseguiva per l’Austria. Altre fonti ottocentesche si soffermano sulla decadenza della coltivazione dalla quale “non se ne ricavava un gran vantaggio” e ancora si racconta che il fenomeno dell’abbandono sia da attribuire anche alla propagazione della vigna e alle piantagioni di gelso per la produzione della seta che nell’800 divenne infatti una delle industrie principali del comasco.  Bisognerà ricordare che nel 1898 si contavano in Lombardia circa 23 varietà di ulivo: la Bobbia, la Bresa, la Casali (probabile la Casaliva di oggi), la Gaggiola, la Gargnà (che ritroviamo ancora sul Garda), la Lavarol, la Spresa ecc. e sul lago di Como alcune varietà erano ritenute eccellenti quali la Bolgegna, la Negrera e la Genovese. 

La produzione di olio, già di per sè poco redditizia, era compromessa dalle condizioni climatiche e da inverni troppo rigidi che decimavano le piante. Non ultimo l’arrivo sul mercato di prodotti alimentari alternativi all’olio (burro, margarina, olio di semi vari oppure di semi singoli quali di ravizzone, di papavero, di girasole, di noci e di mais) che diedero il colpo finale alle pur modeste produzioni del dopo guerra. Un geografo piemontese ebbe a scrivere che la zona dei laghi lombardi “... è un insieme geografico, botanico e alimentare che fa di questi luoghi un’isola d’Italia dell’olio, nel cuore dell’Italia del burro ...

Negli anni 1984-85, in occasione di un convegno con i Mastri Oleari, invitati a degustare l’olio del ripristinato frantoio di Ossuccio, con in testa il compianto sindaco Gottardo Soldarini, scaturì una polemica che si protrasse per alcuni anni. L’olio prodotto nel frantoio ripristinato conservava alcuni difetti: fiscoli non in perfetto ordine, olive mal conservate in sacchi di juta in attesa di essere molite, fumo da un camino sempre acceso ecc. La reazione del sindaco al parere negativo degli esperti fu immediata: (riportata su La Provincia): “Il nostro olio piace ai contadini e fa bene alla salute; del giudizio di coloro che si professano esperti non ci importa niente... L’olio piace alla gente così com’è, nessuno si è mai lamentato, tutti hanno mostrato soddisfazione per il ripristino dell’impianto, è tornata la passione per la raccolta delle olive e c’è chi mette a dimora nuove piantine”. 

Queste ultime parole spinsero gli olivicoltori e le Comunità Montane a rivedere il proprio approccio. Si tennero diversi Convegni, alcuni molti significativi, con personaggi di valore internazionale, dai quali emerse che “L’olio prodotto dalla spremitura a freddo della pasta di olive coltivate sul lago di Como è di qualità eccellente al pari dei migliori oli liguri, toscani e umbri, con caratteristiche peculiari di assoluto valore organolettico”. 

Tutto ciò è bastato ai pochi volenterosi per darsi da fare a ripristinare quanto di buono restava. Nel 1989 i fratelli Pietro e Luciano Vanini, grazie ad un contributo della Comunità Montana Lario Intelvese, riaprirono il loro nuovo frantoio. Ricordo che fui io stesso a tenere a battesimo la nuova produzione, con una relazione presso la Biblioteca Comunale di Lenno in collaborazione con la Famiglia Comasca di Como. Le diverse Comunità Montane da allora si diedero molto da fare lavorando alacremente per il ripristino di zone che erano state completamente abbandonate. Nell’anno 1993 il sindaco di Lenno impiantò in una vasta proprietà comunale in frazione Lavedo, sul promontorio tra l’Isola Comacina e il Golfo di Venere, a ridosso della Villa Balbianello, ben 100 piante, avvalendosi della Coltivatori diretti. 

A Vercana si impiantarono nuovi ulivi sotto la spinta di Dario Bianchi che intervistato mi confermò: “La tradizione dell’olio del lago non si è mai assopita, è lì da vedere, con le bellissime piante che adornano giardini, ville e le alture della nostra media collina. Da Menaggio in su, salve le pendici di Dongo e Stazzona che sono impiantate a vigneti, lungo i paesini di Cremia, Pianello, Musso, Gravedona, Domaso e Vercana, sono impegnati in operazioni di recupero e di ripristino numerosi olivicoltori, appassionati hobbysti che hanno trovato nell’ulivo molto interesse. Qui la tradizione dell’olio era talmente viva, che documenti comprovano come le pendici del Sasso Pelo erano impiantate ad ulivi per i monaci del Monastero di Fodh in Germania, che venivano a prendersi l’olio attraverso il Passo di Santo Jorio”. 

Nella primavera 1994 furono impiantate 600 piante e precisamente 420 di Casaliva, 120 di Leccino e 60 di Pendolino. La realtà più significativa comunque la si può visitare a Perledo, sulla strada per Esino Lario, dove il signor Enrico Conca impiantò 500 olivi. Nel maggio del 1995 fu organizzato un corso dal titolo “Tecnica di coltivazione dell’olivo in Alto Lario” che si tenne dal 9 al 7 maggio dove fu possibile apprendere le tecniche esatte per il recupero delle vecchie piante e le nuove forme di allevamento, i criteri di scelta delle varietà e tutto sulle importanti operazioni di raccolta, conservazione e molitura delle olive. Nel 1996 il corso è stato ripetuto durante il mese di aprile con incontri atti a suggerire la concimazione nei primi anni di allevamento, le principali malattie dell’ulivo e visita di cortesia all’azienda di Enrico Conca con discussione in campo. 

Oggi a Perledo è possibile visionare bellissimi uliveti e acquistare l’olio della Cooperativa Olivicoltori del Lago di Como www.olivicoltorilagodicomo.it.