Mercato Italia

Lunedì 16 Maggio 2022

Progetto MOLTI: obiettivo? Recuperare gap produttivo

Il settore olivicolo necessita di essere rilanciato, il progetto del CREA mira a colmare il divario tra l'olivicoltura italiana e quella di altri Paesi concorrenti.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Tre centri di ricerca del CREA (Consiglio Italiano per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria) - Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Agricoltura e Ambiente ed Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari - sono coinvolti nel progetto MOLTI - Miglioramento della produzione in oliveti tradizionali e intensivi.

Il progetto mira a colmare il divario tra l'olivicoltura italiana e quella di altri Paesi concorrenti, fornendo ai produttori le conoscenze e le tecniche per una olivicoltura più moderna, competitiva e sostenibile.

Ma quali sono le ragioni di questo gap rispetto ai nostri competitor?
Le difficoltà principali sono: 
  • elevata polverizzazione delle proprietà (oltre il 60% sono piccole e medie imprese a conduzione familiare),
  • collocazione in ambienti collinari (più difficili per la meccanizzazione),
  • predominanza degli oliveti tradizionali (circa i 3/4 del totale), con densità inadeguate, sesti irregolari, alberi spesso vecchi, grandi e/o con più fusti, spesso meno produttivi e limitanti nell’uso delle macchine.

Il Prof. Carlo Gaudio, Presidente del CREA ha recentemente sottolineato il valore della nostra produzione: “Il settore olivicolo italiano è tra i più importanti al mondo: la nostra produzione, infatti, incide per il 15%/18% su quella globale (seconda dopo la Spagna), siamo il secondo esportatore (dopo la Spagna) e il primo importatore di olio. Abbiamo 1 milione di ettari di superficie olivetata, gestiti da 827mila aziende agricole dagli elevati standard qualitativi e dalla forte caratterizzazione territoriale (oltre 500 cultivar).

Nonostante l'eccellenza dell'olio d'oliva italiano, la multifunzionalità dell'olivicoltura ed un patrimonio ambientale, paesaggistico e storico unico, il settore necessita di essere rilanciato attraverso strategie di rinnovamento, innovazione ed espansione della produzione, con un approccio che tenga ben presente la peculiare e variegata realtà olivicola nazionale.

Ci si interroga molto su quali modelli colturali proporre per il rilancio dell’olivicoltura italiana e le strade percorribili sembrano essere sempre e solo due: 
  • puntare sulle varietà locali recuperando oliveti tradizionali per produzioni di elevato valore aggiunto,
  • abbandonare i sistemi olivicoli a bassa densità a favore di modelli ad alta o altissima densità, meccanizzabili e magari utilizzando varietà internazionali.

Ma sono possibili vie alternative?
Questo progetto, come segnala l’acronimo MOLTI (Miglioramento della produzione in oliveti tradizionali e intensivi) si concentra da un lato sul recupero degli oliveti tradizionali e dall’altro sullo sviluppo degli oliveti intensivi, dato che risultati di studi mostrano che alcune varietà italiane possono adattarsi a modelli colturali ad alta o altissima densità.

Inoltre il progetto vuole fare chiarezza sulla possibilità di implementare modelli di intensificazione colturale ad hoc per diverse situazioni utilizzando varietà italiane e sistemi olivicoli che prevedano una maggiore diversificazione.

Il recupero degli oliveti tradizionali si svilupperà in diverse aree (Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio e Umbria) e verranno utilizzate le principali varietà locali (Nocellara del Belice, Carolea, Cima di Bitonto, Leccino e Moraiolo).

Sono emerse in questo caso due opzioni:
  • la possibilità di una ripresa dell’attività vegetativa e produttiva degli oliveti con un calendario che dipende dalla varietà e dalle specifiche condizioni pedoclimatiche,
  • la progressiva diminuzione dei costi, grazie a una gestione funzionale della potatura e ad una riduzione dei danni esterni, a condizione che il suolo sia gestito in modo conservativo e con pratiche agro-ecologiche in grado di aumentare la materia organica e la biodiversità e di sostenere il recupero produttivo degli alberi.

Per quanto riguarda gli oliveti intensivi, il progetto si focalizzerà su:
    • comportamento vegetativo e riproduttivo,
    • l’adattabilità di alcune varietà di olivo italiane all’allevamento in parete in differenti condizioni pedo-climatiche,
    • l’utilizzo di pratiche per forzare la crescita e la produzione in impianti giovani,
    • l’impiego di strategie di potatura e di gestione dell’acqua.