Esperienze Aziendali
Venerdì 28 Aprile 2023
Pellegrino 1890: le sfide dell’azienda pugliese per vendere l’olio a proprio marchio
Dopo un passato di produzione quasi totalmente per conto terzi, l’azienda rilancia e fa rebranding
di Isabella LanaroQualità e sostenibilità i pilastri di questa realtà familiare. Serve una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, fondamentale l’introduzione di una "carta degli oli".
di Veronica ZinIl frantoio Olio infiore si trova in Puglia, precisamente a Terlizzi in provincia di Bari.
Gli uliveti della famiglia Fiore si distribuiscono nelle campagne tra l’Adriatico e l’altopiano della Murgia barese, una parte dell’altopiano delle Murge.
Tommaso e Angela Fiore, fratello e sorella, si dedicano insieme all’azienda per ottenere un olio d’oliva sostenibile e di qualità, due aspetti fondamentali su cui Olio infiore concentra il proprio impegno.
Abbiamo intervistato Tommaso Fiore per scoprire le caratteristiche principali di questa piccola azienda a conduzione familiare.
Ci racconti della sua azienda: quali sono gli elementi che maggiormente vi caratterizzano e distinguono dalla concorrenza?
Siamo una piccolissima realtà della zona Nord Barese (Terlizzi), produciamo Monocultivar Coratina in regime di certificazione biologica da circa 8 anni, ma siamo presenti sul mercato da 5.
Siamo totalmente a conduzione familiare e fortemente focalizzati sulla qualità e sostenibilità dei nostri prodotti.
Ecco, questo è forse l’elemento che ci caratterizza: qualità senza compromessi, sostenibilità e forte legame del prodotto con il produttore. Abbiamo al momento 2 linee di prodotto, il biologico e il biologico "Riserva" (una selezione di olive raccolte in anticipo rispetto alle altre).
L’Italia è uno dei paesi che esporta più olio: oltre il 60% della produzione totale. Quali sono i vostri principali Paesi export e qual è la situazione attuale su questi mercati?
La natura fortemente "artigianale" della nostra azienda non ci ha permesso, al momento, di avere una strategia commerciale vera e propria. Il nostro olio viene venduto soprattutto attraverso il passaparola. Tuttavia, la nostra "fama" ci precede anche all’estero (abbiamo ricevuto diversi riconoscimenti in questi anni) e stiamo collaborando con alcuni distributori. In particolare vediamo molto attivo l’estremo oriente: la Corea del Sud, un mercato in forte crescita e con altissime potenzialità. Del resto riteniamo che il mercato europeo e, in parte, nord americano siano oggetto di forti attenzioni da produttori quali Spagna e Tunisia. Quest’ultima in particolare pare molto attiva nel settore del biologico.
A causa della siccità e del riscaldamento globale, la produzione d’olio extravergine d’oliva è in calo: anche lei sta riscontrando queste difficoltà? Quali sono le misure che sta adottando per fronteggiare questa situazione?
È indubbio che la siccità, qualunque sia la causa scatenante, stia condizionando la produzione di olive e, quindi, di olio. Il problema è più sentito in zone, come la nostra, dove è mancata una vera pianificazione da parte del pubblico con conseguente carenza di sistemi di irrigazione sostenibili e adeguati.
Per fronteggiare la mancanza di precipitazioni di questi ultimi anni, ci affidiamo a irrigazioni di soccorso attingendo dai vari pozzi privati. Tuttavia, riteniamo che, a fronte di un calo della produzione
(e di dimensione del frutto) dovuto alla mancanza di acqua, la qualità della materia prima, e quindi dell’olio che ne deriva, potrebbe addirittura beneficiarne
:
le alte temperature, infatti, allontanano le possibili patologie che affliggono gli ulivi nei periodi pre-raccolta (tignola, mosca olearia). Per una azienda come la nostra, la qualità è il vero faro, e siamo pronti ad accettare un calo della produzione a fronte di una qualità adeguata
.
Purtroppo, una delle soluzioni per ovviare a questa situazione, per noi, sarà quello di un maggior prezzo del prodotto finito (cosa che sarà accentuata anche dall’aumento spropositato dell’energia e delle materie prime), per cui, inevitabilmente, il tutto si tradurrà in un maggior prezzo al consumo.
Siamo di fronte alla peggiore emergenza idrica degli ultimi 70 anni, quali sono le previsioni per la produzione e per le vendite di quest’anno?
Prevediamo un calo del 40% della produzione, e un aumento del 15-20% del prezzo del prodotto finale. Il tutto si tradurrà in una contrazione sulle vendite e sul fatturato ovviamente.
Cosa ne pensa della mancanza di conoscenza da parte di numerosi utenti rispetto alle diverse categorie di olio d’oliva? È questo, secondo lei, un limite importante per le vendite di olio EVO di qualità? Quali sono i metodi che adotta per informare la clientela e guidarla verso un consumo più consapevole?
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