La Commissione europea ha recentemente fatto il punto sul comportamento attuale e futuro del mercato dell'olio d'oliva nell'ambito dei principali Paesi produttori dell'arco mediterraneo e le prime conclusioni indicano che l'aumento dei prezzi al consumo avrà probabilmente un impatto negativo sulla campagna in corso.
Secondo l'ultimo report relativo alle prospettive a breve termine (
Short-term Outlook) della Direzione Generale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
dell'UE, la riduzione dell'inflazione dovuta alla crisi energetica potrebbe portare un po' di sollievo per quanto riguarda i prezzi delle materie prime.
Tuttavia, i prezzi dei fertilizzanti e dell'energia sono ancora il doppio rispetto all'inizio del 2020. Gli agricoltori hanno iniziato ad adattarsi a questa nuova situazione, rispondendo anche ai cambiamenti climatici e anche per la prossima stagione
si prevede un utilizzo di fertilizzanti minerali inferiore alla media di lungo periodo.
L'inflazione alimentare rimane significativa, con prezzi medi dei prodotti alimentari nell'UE più alti del 19,5% nel febbraio 2023 rispetto al febbraio 2022.
La siccità e gli eventi meteorologici influenzeranno l'offerta di alcuni prodotti agricoli, tra cui l’olio di oliva.
Nel 2022/2023 la produzione di olio d'oliva dell'UE è diminuita di quasi il 40% (1,4 milioni di tonnellate) rispetto all'anno precedente, con conseguente aumento dei prezzi. In alcuni casi, oltre alla riduzione dell’offerta, potrebbe risentirne
anche la qualità.
Ciò è dovuto principalmente alle minori rese di olive (2,53 t/ha nel 2021 e solo 1,67 t/ha nel 2022). Tra i principali Paesi produttori dell'UE, la Grecia è stata l'unica a registrare un aumento (+42%), che però non è stato sufficiente a compensare
le perdite registrate negli altri principali Paesi produttori. Nel nostro Bel Paese ed in Portogallo, un certo calo è attribuito anche alla classica alternanza biennale, mentre la Spagna ha sofferto maggiormente della mancanza di precipitazioni durante
la fioritura e della conseguente disponibilità di acqua per l'irrigazione.
Nonostante le elevate scorte iniziali nel 2022/2023, la disponibilità di olio d'oliva italiano ed europeo è bassa. Questo, unito agli alti costi delle materie prime e dell’energia, contribuisce a prezzi alla produzione ben più elevati rispetto allo storico.
Aumento dei prezzi e calo dei consumi
In questa stagione i prezzi dell'olio d'oliva sono stati superiori dell'85% alla media degli ultimi 5 anni, alla fine di febbraio 2023 hanno superato i 520 euro/100 kg. A gennaio, l'indice dei prezzi al consumo dell'olio d'oliva si è attestato
a 126,3 punti (anno indice 2015) e ha registrato un ulteriore incremento di 12 punti dall'inizio della nuova stagione (ottobre 2022).
L'aumento dei prezzi nell'UE avrà molto probabilmente un impatto negativo sul consumo di olio d’oliva nell'UE. Nei principali Paesi produttori europei, normalmente più sensibili alle variazioni di prezzo, il calo potrebbe essere dell'11% circa.
Oltre alla riduzione degli acquisti all'ingrosso, si prevede una riduzione dei volumi ed un limitato passaggio ad altri oli anche se, ad esempio, i prezzi medi dell'olio di girasole rimangono elevati. Nel resto dell'UE (al di fuori dei Paesi produttori),
dato il posizionamento più premium del prodotto, il consumo potrebbe diminuire del 10%.
Export
Si prevede che le esportazioni dell'UE diminuiranno, tenendo conto dell'aumento delle esportazioni dello scorso anno e dell'indebolimento del potere d'acquisto in alcuni mercati di destinazione. È quindi probabile che raggiungano le 60.000 tonnellate,
-27% rispetto all'anno scorso (ottimo anno per l’export molto vicino all'anno record 2019/2020).
La minore disponibilità nell'UE potrebbe anche portare a un aumento delle importazioni, soprattutto dalla Tunisia, ma anche dalla Turchia e da altre origini che hanno registrato un aumento della produzione. L’import potrebbe raggiungere
le 200.000 tonnellate, le scorte finali di olio d’oliva in UE potrebbero avvicinarsi alle 280.000 tonnellate.