Salute e Ambiente

Mercoledì 11 Gennaio 2023

Olivicoltura intensiva ed erosione: cosa ci insegna la storia?

Un team di ricercatori, attraverso analisi agronomiche e archeologiche, ha verificato l’impatto dell’olivicoltura intensiva sull’erosione del suolo.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

Non è una novità, i metodi di coltivazione intensivi applicati in molte colture moderne favoriscono e accelerano l’erosione del suolo che, nel tempo, determina una ridotta fertilità, cedimenti della zona freatica e cambiamenti negativi nella geomorfologia naturale. 

Il principio errato e diffuso non prende in considerazione il fatto che questo patrimonio naturale è una risorsa non rinnovabile. Ci vogliono dai 500 ai 1.000 anni per creare uno strato di terreno spesso 2,5 cm. Inoltre per ripristinare un suolo depauperato è necessario intraprendere regolarmente combinazioni di diverse misure per migliorare la consistenza, l’umidità, la capacità idrica, attivare i microrganismi del suolo e facilitare l’assorbimento dei nutrienti.

In Spagna un team internazionale di ricercatori dell’Università di Cordoba, in collaborazione con l’Università di Granada, del Kansas e istituti di ricerca tedeschi e olandesi, hanno studiato la storia dell'erosione prendendo in esame due distinte zone produttive andaluse caratterizzate da un uso tradizionale del suolo ben distinto: Baena (Cordoba) e Montefrío (Granada).

Attraverso tecniche come l'analisi del carbonio-14, la luminescenza otticamente stimolata (OSL) messi in relazione con la storia della gestione del territorio e le fotografie aeree, i ricercatori hanno verificato che a Montefrío (Granada) c'era già un insediamento umano 7.000 anni fa, con qualche attività agricola e di allevamento. L'analisi dei sedimenti ha rivelato che hanno convertito aree boschive in pascoli e questo ha aumentato l'attività erosiva.

Ma a Baena (Cordoba) l'aumento dell'erosione è stato maggiore a causa della crescita più rapida dell'attività economica e agricola in questa zona, dove i primi segni di attività fanno riferimento all’epoca romana. Negli ultimi due millenni, l'attività erosiva e la comparsa di calanchi (solchi di erosione incisi dalle acque dilavanti nei pendii con terreno di natura argillosa) a Baena ha superato rapidamente quella di Montefrío.

Ciò che accomuna i due bacini è l'accelerazione dell'erosione con l'intensificazione degli oliveti e l'eliminazione della copertura vegetale. Il ricercatore dell’Università di Cordoba, Andrés Peñuela ha spiegato che "utilizzando l'analisi delle foto aeree possiamo correlare la crescita dei calanchi con l'aumento dell'intensificazione degli olivi negli ultimi decenni".

Tuttavia, quando l'oliveto era coltivato in modo "erboso", cioè mantenendo la presenza di specie botaniche tra i filari, l'erosione non era così forte, quindi l'inserimento di coperture vegetali che evitino il suolo nudo, rappresenta chiaramente una strategia per frenare l'erosione.

Questo lavoro multidisciplinare che ha messo in relazione agronomia e archeologia, permette di fare un passo avanti nella conoscenza dell'impatto dell'attività agricola umana sul suolo e identifica i principali fattori che incrementano l'attività erosiva. Un processo di conoscenza e apprendimento il cui obiettivo principale è adottare misure di gestione olivicola in grado di tutelare e conservare il suolo, una risorsa inestimabile.